Era un campionato come tanti, in cui ci si applicava, si lavorava certo, ciascuno dava il massimo nel settore giovanile della Pro Patria. Poi la notizia che sconvolge tutti: Pietro è mancato, all'improvviso. Un dolore immenso per ciascun ragazzo e ogni tecnico e figura della Primavera, di cui Pietro Roveda era il dirigente accompagnatore. LEGGI QUI
Ma qualcosa è scattato dentro i giovani tigrotti della Primavera 4: lo descrive a Stadio Aperto mister Giuliano Gentilini, accanto al bomber Emanuele Zanaboni.
«L'anno andrebbe diviso in due parti - conferma l'allenatore - si stava lavorando e facendo abbastanza bene, la vera svolta purtroppo è quando è venuto a mancare Pietro». Una persona speciale, di spiccate qualità, alla quale tutti tenevano.
«Tutti i ragazzi si sono compattati, si sono sentiti che dovevano qualcosa a Pietro». Da allora una cavalcata pazzesca, 14 partite, di cui 12 vinte, una sola sconfitta, un pareggio: la promozione in Primavera 3 di fatto conquistata con tre giornate d'anticipo.
Ci sono talenti come Emanuele in questa squadra, ma l'impresa è dovuta al gruppo, nessun dubbio su questo: ciascun ragazzo ne è stato l'artefice. E a qualcun altro, certo: «Penso che Pietro ci sia sempre stato accanto».
Doveva in ogni modo aiutare i suoi ragazzi, Roveda, spronarli verso qualcosa di unico e l'ha fatto. Tra quei giovani c'è appunto Emanuele, 18 anni a febbraio, un talento precocissimo, subito intercettato dall'Inter: difatti lì ha conosciuto dei ragazzi della prima squadra attuale. Perché Zanaboni lavora con i tigrotti di Vargas ed è stato anche convocato dal mister dei grandi.
Ciò non significa che il suo percorso sia stato tutto rose e fiori, ma colpisce di questo ragazzo la maturità. Spiega che è amico di Leonardo Piran - un altro che in fatto di saggezza non scherza - e si fa dare consigli. In campionato ha segnato 23 gol, ghiotti quelli contro Pergolettese e Rimini («quella partita ci ha fatto capire che potevamo vincere il campionato), ma sono da evidenziare anche i due che hanno permesso di battere il Mantova, in vantaggio fino all'ultimo minuto.
«Speravo in un anno positivo per me, ma non pensavo fino a questo punto - osserva - Più che una squadra siamo amici».
Un ragazzo, Emanuele, che ha avuto soddisfazioni e difficoltà, ma lui ha saputo imparare da tutto e ora eccolo con la sua umiltà e i suoi sogni. Facili da intuire, questi ultimi, non in grado di farlo smarrire perché ha la testa sulle spalle. Anche mister Gentilini - con il suo percorso di calciatore professionista alle spalle e poi allenatore - ne ha. Ma quello che conta adesso è guardare ciascuno dei suoi ragazzi con fierezza e gratitudine.
Come fanno gli allenatori del settore giovanile, pronti a festeggiare alla vittoria, senza appesantire la sconfitta. Lo raccontano queste interviste, e anche il finale: in cui il successo di un torneo mostra piccoli calciatori che sanno essere grandi insieme.
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