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Sport | 04 agosto 2025, 11:00

L'INTERVISTA. Cuffie Colorate, il nuoto sul podio anche della vita: «Tanti titoli, ma la prima soddisfazione è vedere riconosciuti gli sforzi dei ragazzi»

Silvano Trupia ripercorre con noi questi quasi 40 anni della società paralimpica «Il sogno realizzato è la nostra casa, ora è il ricambio generazionale. Le Olimpiadi di Milano-Cortina? Pronti a tifare, che emozione la fiaccola olimpica di passaggio a Busto»

Le Cuffie al termine della scorsa stagione: con loro anche l'indimenticata Luca Rusconi, terzo da sinistra nella prima fila

Le Cuffie al termine della scorsa stagione: con loro anche l'indimenticata Luca Rusconi, terzo da sinistra nella prima fila

La forza dell’acqua e del costruire insieme un sogno, bracciata dopo bracciata. Le Cuffie Colorate a Busto Arsizio nascono così, da un incontro tra poche persone che vedono lontano. Da allora sono cresciute diventando un riferimento, nel mondo paralimpico e non solo, e sempre nuovi sogni scolpiscono. Pronti a viverli in prima persona e il pensiero corre alle ormai imminenti Olimpiadi Milano-Cortina che vedranno anche passare la Fiaccola nella loro città. Il presidente Silvano Trupia ci parla di questa grande avventura che tra poco taglierà il traguardo dei quarant’anni.

Ecco, parliamo della genesi delle Cuffie: di chi fu l’ispirazione?

Era il 1988, almeno ufficialmente l’anno in cui ci si spostò da via Poma a via Manara. Perché in via Poma già ci furono dei preparativi tecnici. Igino Portatadino, allora presidente di Anffas, si incontrò con Peppino Castiglioni, che guidava l’Aias. C’era anche Luciano Crespi, papà del nostro “Crespino” (uno dei primissimi ragazzi delle Cuffie, LEGGI QUI). C’era anche una terapista di Aias e una sera si discuteva della forza che avrebbe avuto l’acqua per i ragazzi: così gettarono le basi di quelle che sarebbero diventate le Cuffie Colorate. Uno strumento di socializzazione e terapia grazie all’acqua. Quando siamo nati, quasi tutti i ragazzi erano in carrozzina e così potevano sollevarsi un’oretta alla settimana.

Oggi quanti atleti avete?

Abbiamo superato i 70 tesserati e abbiamo anche iniziato un rapporto con la scuola, quindi abbiamo un altro gruppi di bimbi che seguiamo nei primi step. Sabato pomeriggio e venerdì pausa pranzo: sono piccoli, dai 3 ai 6 anni.

Avete allargato ad altri sport, ma l’acqua resta l’elemento centrale?

Esatto, le Cuffie Colorate nascono come nuoto. Negli anni si sono trasformate e si è messa a punto una squadra che affrontava le gare a livelli regionali, nazionali, europei. Abbiamo creato anche la parte agonistica. Nel 1995 ci contattò l’allora assessore ai Servizi sociali Franco Mazzucchelli per il nuoto.  Poi un gruppo di volontari ha seguito il calcio, anche per la disabilità intellettiva: i ragazzi giocavano all’oratorio con gli adolescenti di Sant’Edoardo e San Filippo. Ci siamo messi insieme: da qui la Polisportiva di Busto. All’inizio abbiamo partecipato ai campionato Fisdir (Federazione Italiana Sport Paralimpici degli Intellettivo Relazionali), negli ultimi sei anni siamo state una delle prime società che hanno fatto parte del progetto quarta categoria, patrocinato dalla Figc, giocando in sette.

Quali sono stati per voi le maggiori soddisfazioni sportive?

Abbiamo ottenuto tanti risultati, compreso un record italiano della nostra Sonia durato dieci anni. Ma la soddisfazione più grande è quella di essere riusciti a far passare la nostra competizione organizzata alla Manara Sartori da evento ludico a sportivo. Il fatto di vedere l’articolo pubblicato sui giornali è stato un bel traguardo, perché ha riconosciuto gli sforzi dei ragazzi da parte del mondo esterno. Si parla tanto di sport, ma continua a passare il messaggio: fanno le gare e si divertono. Dietro, c’è tanto allenamento.  Il nuoto richiede molto tempo e tante energie. Mettetevi nei panni degli atleti: in un’ora fanno 1,8 chilometri con 50-60 vasche.

Quanto è importante il supporto dei tecnici?

La loro preparazione è essenziale e abbiamo avuto un’evoluzione in questo senso, adattando la nuotata e la respirazione ai ragazzi. Abbiamo due tecnici che ci danno una mano e poi c’era Luca…

L'ingegner Luca Rusconi: un colpo al cuore, la sua scomparsa lo scorso giugno, in un incidente. Un uomo veramente speciale.

Sì… Lui da ex agonista entrava in acqua e lì direttamente permetteva di correggere il gesto. Una perdita, da tutti i punti di vista. Purtroppo gli ultimi tredici anni sono stati duri perché ne abbiamo avute diverse di perdite, a livello di ragazzi e volontari. Penso a Claudio De Bernardi o proprio il Crespino…

Uno dei periodi più bui resta la pandemia, con l’impossibilità di uscire, allenarsi, stare insieme. Eppure anche lì le Cuffie Colorate hanno dato una lezione incredibile…

La ripresa è stata dura, fisicamente. L’abbiamo affrontato, quel periodo, come al solito con un po’ di spensieratezza, con le nostre dirette sui social sì. Sono nate per caso, ma siamo andati alla ricerca dei ragazzi legati al nostro mondo. Abbiamo portato atleti di punta e anche personaggi come Bonolis… gli abbiamo scritto e ci ha risposto velocemente. I nostri ragazzi rientravano tra i fragili, la prima categoria fermata. Ritrovarsi così a casa da soli… Allora ci siamo inventati i giochi, le dirette.

Dal buio alla luce: siete riusciti a comprarvi la vostra casa, grazie alla generosità di tanti amici, magari anche alcuni che non vi aspettavate, no?

Sì abbiamo molto allargato la cerchia, anche grazie ai media e ai social. Tante persone che non ci conoscevano fino ad allora, si sono fidate e hanno fatto una donazione. L’obiettivo era riuscire ad acquistare la sede in due anni mezzi, dopo otto mesi sapevamo di poter arrivare all’obiettivo. Un’iniezione di fiducia e di responsabilità: è bello ricevere, ma anche dare quello che hai ottenuto.

Prossimo sogno da realizzare?

Andiamo avanti anche per ringraziare queste persone che si sono fidate della nostra parola. Il prossimo sogno è il ricambio generazionale. Ci stiamo lavorando e c’è un gruppetto di giovani. Quando abbiamo festeggiato il trentesimo, avevamo detto: ci abbiamo lavorato, ma al quarantesimo vogliamo ricevere l’invito.

Intanto nel nostro territorio arrivano le Olimpiadi invernali. Il fatto che non rientrino vostre discipline, non toglie nulla a emozione e tifo.

Infatti.  Sembra che tutte le strutture siano pronte e ci fa molto piacere che la Fiaccola olimpica passerà da Busto Arsizio. Bello che siamo vicino a Milano: sarà un momento di gioia. E poi abbiamo amici che gareggeranno come Giuseppe Romele, che già ha partecipato alle precedenti Paralimpiadi. O la Polha Varese con l’hockey. Il bello di questo mondo è che è vero, pratichiamo due discipline, ma gli atleti non si limitano a queste e coltivano legami.

Magari praticando poi più sport. Penso alla vostra Beatrice e al suo entusiasmo contagioso nell'esplorare nuove frontiere.

Ah, il sorriso di Beatrice dice questo: che vede la vita piena di opportunità e cerca di coglierle. E a proposito, il 6 settembre affronteremo il nuoto in acque libere, sul lago del Segrino. Vede… prima parlavamo di Luca. Quanta gente ha fatto donazioni alle Cuffie in sua memoria, gente che non ci conosceva. Ecco, senza Luca, senza Claudio, è dura iniziare una stagione. Ma poi entri in acqua e vedi i sorrisi dei ragazzi.  

Marilena Lualdi

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