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Sport | 08 ottobre 2025, 12:14

L'INTERVISTA. Daniele Cassioli, 100 volte campione di sci nautico paralimpico: «Ancora troppa la disparità nell’accesso alla pratica sportiva»

Per dare un’opportunità a bambini e ragazzi con disabilità ha fondato la Real Eyes Sport asd. Alle Olimpiadi di Milano-Cortina è pronto a tifare per gli Azzurri, con un’attenzione particolare allo sci alpino, disciplina che non manca nel suo curriculum sportivo

L'INTERVISTA. Daniele Cassioli, 100 volte campione di sci nautico paralimpico: «Ancora troppa la disparità nell’accesso alla pratica sportiva»

Daniele Cassioli può essere presentato con dieci parole: il più grande sciatore nautico paralimpico di tutti i tempi.

I numeri sono impressionanti: ha vinto 100 titoli di cui 28 mondiali, 27 europei e 45 italiani e detiene il record delle tre discipline dello sci nautico, slalom, figure e salto.

E se lo sci nautico l’ha portato ripetutamente sul tetto del mondo, i primi passi li ha mossi a tre anni nel nuoto e nel karate. E subito dopo, nel 1994, ha iniziato con uno sport invernale, lo sci, con il Gruppo verbanese sciatori ciechi.

Il trentanovenne gallaratese, una carriera scolastica tra Gallarate e Busto Arsizio, la laurea in fisioterapia all’Università dell’Insubria di Varese, oggi è, tra le altre cose, formatore, Ambasciatore paralimpico, scrittore (è autore di “Il vento contro” e “Insegna al cuore a vedere”) e partecipa al programma televisivo “O anche no” che va in onda la domenica alle 10.15 su Rai 3.

Sul fronte sportivo, Cassioli continua ad allenarsi. Non solo: dà l’opportunità anche agli altri di farlo. E’ presidente di Real Eyes sport asd, associazione con 300 tesserati, nata nel 2019 da un’idea dello stesso atleta, che offre opportunità sportive e ludico-motorie a bambini e ragazzi con disabilità, permettendo loro di scoprire lo sport come strumento di crescita, autonomia e inclusione. L’ associazione ha poli in tutta Italia, Olgiate Olona compresa, grazie alla collaborazione con la Polisportiva Olonia.

Le Olimpiadi e Paralimpiadi di Milano – Cortina 2026 si avvicinano. Le seguirai?

«Certo. Ed essendo in Italia saranno ancora più coinvolgenti. E’ bello vivere le emozioni degli italiani e poi proprio grazie alle Olimpiadi e alle Paralimpiadi abbiano scoperto tanti sport meno conosciuti, come ad esempio il curling.

Tra l’altro sono membro della Cat 26, la Commissione atleti e tecnici di Milano – Cortina 2026 che ha un ruolo consultativo e di sensibilizzazione».

C’è uno sport che seguirai in maniera specifica?

«Lo sci alpino perché lo pratico ed è adrenalina».

Come fa una persona cieca a sciare?

«Chi scia ha sempre una guida che lo accompagna. Nelle gare, l’atleta segue la guida che porta, sulla schiena, un altoparlante.  Io quando vado a sciare ho la guida dietro di me e siamo collegati via radio».

Ma fare una discesa con gli sci senza vedere è pauroso

«Confermo, è pauroso anche per me. Ma poi entrano in gioco il coraggio, l’allenamento, la fiducia. Senza una relazione di fiducia non partirei neanche e questa relazione vale in tutti gli ambiti della vita, in famiglia, in azienda. La fiducia non si può comprare, ma è una cosa su cui bisogna investire».

Ai prossimi Giochi tiferai per qualcuno in particolare?

«Tifo gli Azzurri. Avere atleti italiani forti dà una mano a tutto il movimento».

Lo sci nautico non è tra le discipline Paralimpiche. Immagino che ti sarebbe piaciuto partecipare ai Giochi

«Sì, soprattutto per chi pratica gli sport “minori” il desiderio più grande è andare alle Olimpiadi e Paralimpiadi. E’ un po’ un rammarico».

Rispetto a quando eri piccolo (Cassioli è nato nel 1986, ndr), oggi la sensibilità rispetto al mondo paralimpico è maggiore?

«Ci sono più attenzione e più sensibilità sul tema e lo sport sotto questo profilo ha dato tanto. Ma ho fondato l’associazione perché un ragazzino che vuole iniziare non sempre trova realtà in grado di gestirlo. L’inizio è il momento più difficile tanto è vero che alle Paralimpiadi è più comune avere atleti che sono diventati disabili rispetto a quelli che sono disabili dalla nascita. Ma la relazione con lo sport la costruisci da piccolo.

La mia ambizione è far crescere l’associazione perché si parla tanto di inclusione, ma poi la disparità nell’accesso alla pratica sportiva è troppo, troppo ampia. Che un ragazzino normodotato di 10 anni pratichi sport tre volte la settimana è considerato normale, ma io uno disabile che fa sport tre volte al mese non lo conosco».

Mariagiulia Porrello

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