Per Vittorio Pocorobba scendere in campo a Vercelli con il vantaggio di uno a zero conquistato sabato scorso dalla Pro Patria «è confortante, ma non cancella i rischi di una partita che non devi assolutamente perdere anche perché la giochi in casa loro ed avrai uno stadio contro».
Anche per lui, come evidenziato da Marco Rossi la scorsa settimana, è fondamentale l'importanza di «avere la testa giusta sapendo che si gioca il secondo tempo della partita del sabato precedente - sottolinea l'ex tigrotto – anche se, so bene, che non sarà semplice. Devi entrare consapevole che ci sarà da battagliare, ma anche che sei ben armato. Resto comunque fiducioso perché la Pro ha saputo superare la difficoltà della partita di andata che doveva assolutamente vincere per guadagnarsi un vantaggio sulla Pro Vercelli e non era semplice perché il pensiero poteva rappresentare un tarlo che a lungo andare ti avrebbe anche bloccato le gambe». Ricordiamo, infatti, che a parità di gol segnati dopo 180 minuti, sabato, sarebbe la squadra piemontese a rimanere in serie C.
L'ex stopper biancoblù, è ancora amatissimo dalla gente tigrotta per la sua grinta, la sua determinazione, la sua cattiveria agonistica che non ha mai fatto mancare in campo ed anche per la sua simpatia, oltre ad aver scelto di abitare a Busto Arsizio una volta appesi gli scarpini al tradizionale chiodo. «Anche se, per motivi familiari, fra qualche tempo mi trasferirò a Torino e mi dispiace molto lasciare questa città che mi ha dato il lavoro e qui ho costruito la mia famiglia». Per lui devono giocare anche i tifosi e, «da quanto mi dicono pare che siano in tanti che vanno a Vercelli come in parecchi erano sabato allo Speroni. Chi ha giocato a pallone sa quanto è importante sentire la tua gente che ti sostiene ed a maggior ragione in trasferta ed in una partita che vale una stagione».
I novanta minuti del Silvio Piola valgono molto di più di un campionato. Il discrimine fra la gioia ed il dramma è molto sfumato. Chi sorride rimane tra i professionisti, chi piange cade tra i dilettanti e risalire è un terno al lotto. E dunque va fermata questa Pro Vercelli, squadra molto fisica che in avanti ha un centravanti (Comi) che sa come si fa male alle difese avversarie. «Bisogna difendere bene e devo dire che, nel calcio di oggi, vedo difensori più attenti all'aspetto tecnico e non a marcare il proprio avversario, sia durante le azioni che su palle inattive. Il calcio sarà pure cambiato, ma in area devi farti rispettare».
E le voci che Pocorobba aveva metodi spicci e magari conditi da qualche intimidazione? «Malignità – ride – beh andavo deciso, ma non facevo male. Non ero un chierichetto, questo lo ammetto e mi è capitato di consigliare a qualche centravanti giovane di girare un po' al largo da me se voleva preservare le caviglie. Qualcuno si spaventava, altri invece accettavano la lotta e venivano fuori dei bei duelli, sempre nella regola».
«Spero che la Pro Patria ce la faccia a conquistare la salvezza, a mettersi alle spalle questa stagione e dal giorno dopo si cominci a programmare ed a costruire qualcosa di ambizioso – si augura Pocorobba – con questi nuovi soci che sono entrati. Attenzione, però, a non dimenticare gli sforzi che ha fatto Patrizia Testa per tenere la Pro tra i professionisti, l'unica realtà della zona».