Dottor Jekyll e mister Hyde. Una Pro Patria a due facce, quella vista allo “Speroni” nella prima sfida playout. Un primo tempo spento, sottotono, quasi gettato via, dove è mancata intensità, idee e mordente. Poi, la metamorfosi: nel secondo tempo i tigrotti cambiano passo, cambiano volto, e cambiano la partita. Intensità, qualità e spirito: tutto quello che serviva, tutto quello che ci si aspettava, messo in campo nel momento decisivo.
La Pro Patria torna padrona del proprio destino, mettendo sotto la Pro Vercelli in 45' e guadagnandosi con pieno merito un successo che vale oro. Primo round vinto, con forza e cuore. E con i giovani protagonisti: Piran pennella l’assist, Ferri lo trasforma nel gol dell’estasi all’83’, mandando in visibilio i 1.800 dello Speroni, rumorosa cornice di una bella serata. Ma il cammino non è finito: restano due tempi, altri 90 minuti per resistere, lottare e completare l’opera. La strada è tracciata, ora serve l’ultimo passo. Con lo stesso spirito del secondo tempo, nulla è impossibile.
Primo tempo: Pro Patria a metà strada
Un avvio di gara acceso sugli spalti, con cori che scaldano il cuore della curva: “Combattete per Raffaele” e “Diffidati sempre presenti” risuonano forti, mentre campeggia lo striscione “Ubi tigres ibi victoria” (Là dove ci sono le tigri, c’è la vittoria). Ma in campo, la Pro Patria stenta a ruggire davvero.
Dopo appena due minuti, è Comi a suonare il primo campanello d’allarme per la Pro: pericoloso di testa su una ripartenza rapida, figlia di un contrasto su Beretta che il pubblico di casa ha subito contestato chiedendo il Var. Il pubblico c’è (1886 spettatori), si fa sentire, e finalmente lo Speroni torna ad avere una degna atmosfera. È la prima delle due partite da “vivere o morire”, e la gente tigrotta lo sa.
Ma il campo racconta un’altra storia. Nei primi quindici minuti, è la Pro Vercelli a prendere il controllo della partita: più fluida, più aggressiva. Le grige casacche ospiti, oggi in nero, sono più convinte, mentre i tigrotti appaiono contratti, poco lucidi, quasi timorosi. Salva tutto Alcibiade con un intervento provvidenziale sulla linea, un altro episodio che segna una fase comandata dagli avversari.
In tribuna, osservano il match anche il sindaco Antonelli e il vice Folegani. Mister Caniato, invece, si vede costretto a un cambio... di maglia: via la polo nera (che si confonde con gli avversari), indosso una più brillante polo bianca. Un gesto che diventa quasi simbolico, forse nella speranza di dare una scossa anche ai suoi, fin lì opachi.
La prima conclusione della Pro Patria degna di nota è, purtroppo, una svirgolata alta di Barlocco su palla vagante da corner: troppo poco, troppo timido. Solo avvicinandosi alla mezz’ora si intravede una timida reazione: i biancoblù cominciano ad alzare il baricentro, Mallamo si guadagna una buona punizione e qualche pallone vagante in area ospite comincia a creare preoccupazione.
Eppure, nel complesso, il primo tempo lascia l’amaro in bocca: c’era da osare di più, da essere più cattivi sotto porta, da crederci davvero. In pieno recupero, Romairone cade in area con un vantaggio promettente, ma l’arbitro lascia correre e nemmeno il Var interviene. Si chiude così una prima frazione di gioco in cui la Pro Patria è rimasta a metà strada tra la “paura” di fare e il non volere compromettere il doppio confronto fin dal primo dei “quattro” tempi.
Secondo tempo da tigrotti: cuore, gioco e un gol che vale oro
La ripresa si apre con un lampo, un primo sussulto targato Rocco: al 51’, destro secco sul primo palo e ottima risposta di Franchi, che nega il vantaggio ai biancoblù. Ma l’impressione è chiara: la Pro Patria è tornata in campo con un’altra faccia. Più viva, più affamata, più determinata. La Pro Vercelli rischia grosso: Schenetti, già ammonito, trattiene vistosamente Pitou e sfiora un secondo giallo che avrebbe lasciato i suoi in dieci.
Passano pochi minuti e al 58’ lo Speroni trattiene il fiato: Piran impatta con forza un cross basso dalla sinistra, colpo d’esterno che accarezza l’incrocio e fa gridare al gol. Palla fuori di un niente, ma l’inerzia è ormai tutta dalla parte dei tigrotti.
Poi il match si spezzetta. Cambi, proteste a ogni contatto e un nervosismo crescente che rallenta il ritmo e raffredda un po’ l’entusiasmo bustocco. Al 76’, altra richiesta di Var: sospetto tocco di mano su un rimpallo in area vercellese, ma l’arbitro lascia correre e la tecnologia non interviene. Decisione che sembra corretta.
E allora, quando il tempo sembra scivolare via, arriva la scintilla: minuto 83, cross perfetto di Piran dalla sinistra e inserimento chirurgico di Ferri, che sbuca sul secondo palo e di testa infila la rete che fa esplodere lo “Speroni”. Gol pesantissimo, nato da due ragazzi classe 2002 e 2003, cresciuti con questi colori nel sangue e che ora li onorano con orgoglio e freddezza.
Nel finale, altri cambi e cinque minuti di recupero in apnea. La Pro Patria tiene, e anzi sfiora il bis con Mehic al 93’: destro alto da ottima posizione. Ma il secondo tempo ha detto tutto: una squadra trasformata, feroce, concreta. Un secondo tempo da vera Pro Patria. Un secondo tempo da tigrotti.