«Perché non realizziamo una pubblicazione?». Questa domanda, che conteneva già l'entusiasmo della risposta, è affiorata ripetutamente sulle labbra di Augusto Spada. È grazie a questa sensibilità dell'architetto - scomparso ieri a 80 anni a Busto Arsizio - a questo sguardo sul futuro e sulla necessità di trasmettere la bellezza contenuta nella storia, che i bustocchi possono conoscere e preservare aspetti importanti della loro città.
E non solo i bustocchi. Ginetto Grilli, cantore sinaghino e cittadino benemerito, ricorda con emozione quando l'architetto Spada intuì proprio l'impronta della storia nella Chiesa Vecchia. Così affiorarono gli affreschi del Cinquecento nella sacrestia, una meraviglia, un racconto di arte e di vita. «Abbiamo un grande dovere di gratitudine nei suoi confronti a Sacconago - dice Grilli - Si è preso a cuore questo lavoro, senza volere niente. Non finiremo mai di ringraziarlo».
È questo il filo conduttore, perché in silenzio l'architetto Spada ha dato tutto e non ha mai voluto niente, se non il bene della sua città e dei valori che esprimeva. Per i suoi tesori artistici e edifici per le esigenze della comunità (come la scuola materna di Sant'Edoardo, con l'ingegner Luigi Rosa). E in altri ambiti, come la musica con i Mastri Fini.
Tra i ricordi, vincono ammirazione e gratitudine.
Osserva Luciana Ruffinelli, che è stata a lungo assessore alla Cultura, accanto al marito Angelo Prandoni, anche lui attentissimo alle tematiche culturali: «Dei suoi studi appassionati e profondi resteranno le tante, tantissime pubblicazioni preziose. Della sua figura umana il ricordo intimo e personale di chi ha avuto la fortuna di conoscerne la magnanimità, la cordialità, l'affetto spontaneo, la generosità continua. Doti che offriva con un indimenticabile sorriso sulle labbra e in quegli occhi che non hanno mai perso la purezza dell'infanzia. Con dolore infinito grazie di tutto».
I colleghi amavano ascoltarlo, apprendere, confrontarsi. Lo descrive così l'architetto samaratese Luca Macchi: «Gran bella persona. Gentile, educato, professionale e culturalmente affascinante.È stato un onore averlo conosciuto e ascoltato».
O ancora, nello scenario politico e non solo, l'avvocato Walter Picco Bellazzi: «La città perde un grande professionista, un profondo conoscitore della storia urbanistica locale e non solo ed io ho perso un amico...». Un altro avvocato, in politica, Diego Cornacchia: «Uomo schivo, persona seria, grande professionista, uomo di cultura...».
Sì era schivo e non amava mettersi in mostra. Mettersi al servizio, però, sì. Lo ricorda anche Mario Lualdi del Cai: «È stato socio per più di 60 anni, gli abbiamo dato recentemente la targa. Quando c'era da risolvere un problema, c'era. Ha seguito la ristrutturazione del rifugio Maria Luisa "Città di Busto Arsizio". Ora ricorre il nostro centenario e lui aveva lanciato una proposta che abbiamo fatto nostra e speriamo di realizzare: una pubblicazione con i disegni di Gambini.
Ecco, perché non pubblicare questi disegni? La domanda posta con pacatezza, ma allo stesso tempo con intensità, risuona ancora.
Quanta bellezza oggi Busto può contemplare grazie alle cure dell'architetto Spada su preziosi edifici. Quanta può sfogliarne, attraverso quei libri che catturano occhi e cuore. Domani alle 10.45 l'ultimo viaggio, nella sua basilica di San Giovanni, basilica che parlerà sempre però anche di lui.