Il valore del lavoro, le contraddizioni dei nostri tempi, l'alleanza scuola-famiglia. Sabato al cinema teatro San Giovanni Bosco di Busto Arsizio il confronto dell'assemblea sinodale decanale dopo l'introduzione di Maria Teresa Gallazzi del gruppo San Barnaba e Giuseppina Santinelli delle Acli (LEGGI QUI), durante il quale è stata anche diffusa l'analisi maturata in questi mesi di impegno.
«La comunità cristiana deve accompagnare alla scoperta del valore del lavoro nell'attività pastorale - si è rimarcato - Nella proposta della Chiesa il bisogno della persona è posto al centro: il lavoro, come bisogno fondamentale, è ambito privilegiato in cui esercitare la solidarietà come virtù».
Lo sguardo è andato anche alla situazione occupazionale attuale. Se la si esamina nel territorio, «emerge che chi è specializzato trova lavoro abbastanza facilmente, ma nelle aziende vi è una carenza di personale - sottolineando - Si prevede che il calo demografico avrà ricadute negative sulla produzione e sull'intero stato sociale».
Né si può trascurare che «non sempre le condizioni del lavoro sono adeguate: in alcuni ambiti i salari sono bassi e i contratti non sono rinnovati da troppo tempo, risultando sfavorevoli al lavoratore perché comportano mancanza di garanzie di stabilità e prospettive di sviluppo. In altri casi si sperimenta che il merito non è valorizzato o che lo stress da prestazione è eccessivo».
Da qui il fenomeno delle grandi dimissioni. Di certo, «nell'ambiente di lavoro, in cui si trascorre molto tempo, conta molto la qualità delle relazioni, che influisce anche sulla produttività». Come sempre, sono le persone a fare la differenza. E la preparazione: «I giovani più qualificati quando cercano lavoro hanno spesso aspettative più alte rispetto a quello che le aziende offrono: malgrado la solidità e le buone prospettive spesso non accettano il lavoro o lo lasciano dopo poco tempo, perché cercano condizioni di maggiore comodità. Altri giovani risultano scarsamente preparati soprattutto nell'ambito tecnico- pratico, anche perché nella scuola c'è una carenza di formazione professionale e una mancanza generale di conoscenze sul mondo del lavoro. La formazione è demandata alle aziende, a cui servirebbe però manodopera già preparata».
La pandemia ha avuto un ruolo negativo in questo contesto e la scuola deve chiedersi come coinvolgere di più i ragazzi. Un elemento positivo è rappresentato dai corsi post diploma come l'Its. Ma si ribadisce anche che va valorizzata «l'alleanza scuola- famiglia».
Un percorso a cui lavorare tutti insieme.