Il Centro culturale Synesis ripropone anche quest’anno un incontro pubblico con la dottoressa Nadia Righi, direttrice del Museo Diocesano Carlo Maria Martini, che presenterà il “Capolavoro per Milano” offerto nel periodo natalizio del 2025. Si tratta della "Natività" di Lorenzo Lotto. Curatori dell’esposizione milanese, aperta fino al 1° febbraio 2026, Nadia Righi e Axel Hémery, direttore della Pinacoteca Nazionale di Siena.
L'incontro è previsto mercoledì 19 novembre, alle 21, all'interno della sala Tramogge ai Molini Marzoli, di via Molino 2 a Busto Arsizio.
L'Opera
È la Natività di Lorenzo Lotto il Capolavoro per Milano 2025, che il Museo Diocesano Carlo Maria Martini sta ospitando dal 28 ottobre 2025, fino al 1° febbraio 2026. L’opera, arrivata dalla Pinacoteca Nazionale di Siena, realizzata dall’artista definito “il genio inquieto” del Rinascimento per la sua straordinaria originalità, è al centro dell’esposizione, giunta alla diciassettesima edizione, curata da Axel Hémery, direttore dei Musei Nazionali di Siena, e da Nadia Righi, direttrice del Museo Diocesano.
«Quest’anno abbiamo il piacere di presentare come "Capolavoro per Milano" la splendida tavola di Lorenzo Lotto, proveniente dalla Pinacoteca Nazionale di Siena” afferma Nadia Righi, direttrice del Museo Diocesano e co-curatrice della mostra. Attraverso un lento percorso di avvicinamento all’opera guardandola sia sotto il profilo storico artistico che spirituale, i visitatori potranno ammirare un dipinto caratterizzato da un’atmosfera intima e domestica, nel quale il tema della nascita di Gesù viene raccontato attraverso l’episodio del primo bagno del Bambino Gesù, narrato dai vangeli apocrifi. Lorenzo Lotto, straordinario sperimentatore di luci e colori, ambienta la scena in un notturno e ci offre un intreccio delicato di gesti e una straordinaria intensità di sguardi tra i protagonisti. Le sue inquietudini parlano ancora a noi, dopo cinque secoli, e ci invitano a cogliere il senso più profondo del Natale, l’irruzione dello straordinario dell’ordinario».
L’atmosfera, quotidiana e affettuosa e insieme carica di mistero e profonda religiosità, restituisce pienamente la cifra espressiva di un artista aperto a tutte le suggestioni culturali del suo tempo ma non catalogabile, originale e inquieto nella sua ricerca spirituale. Suggestioni nordiche e dureriane si fondono con la lezione del Quattrocento italiano e di Raffaello, non senza contatti dialettici con il mondo veneto e le soluzioni tonali di Giorgione e Tiziano. Ma Lorenzo Lotto guarda anche al Medioevo, in una ricerca tesa a recuperare una religiosità autentica, evangelica e popolare, che si unisce ad una sensibilità nuova per i più umili e per i dettagli della semplice vita quotidiana.
Per quanto riguarda la provenienza, le ipotesi portano a ritenere che la tavola sia appartenuta in origine alla collezione Gonzaga di Mantova saccheggiata nel 1630 durante la guerra dei Trent’Anni. In quella occasione, alcune opere, sottratte dal capitano Piccolomini sarebbero giunte a Siena. In seguito al matrimonio dell’ultima erede Piccolomini con Giuseppe Spannocchi il dipinto passa alla famiglia dello sposo che lo dona alle raccolte senesi nel XIX secolo.
Nel corso di un recente restauro (2018) sono emerse alla base dell’opera, in basso a destra, la data e la firma del pittore, sempre citate nei documenti ma ormai considerate perdute, celate dallo sporco e da vecchi interventi di integrazione pittorica. La critica è oggi concorde nell’interpretare la data 1525 e non 1521, come erroneamente ritenuto in precedenza.
L’opera sarebbe stata quindi eseguita al termine del lungo soggiorno bergamasco del pittore (1513-1526), tra i più sereni e fecondi periodi della sua attività artistica, in cui mette a punto uno stile assolutamente originale.















