La Pro festeggia, ma non è quella “giusta”. Si chiude nella disperazione la stagione maledetta della Pro Patria, sconfitta con quel misero gol che sapevamo sarebbe bastato ai vercellesi per fare il ribaltone dopo il colpo vittoria di Ferri dello Speroni. E allora è facile ripensare a tutte le sliding door di questa stagione, ai rigori sbagliati, alle rimonte subite, ai gol presi in extremis, ai punti buttati, a quelle sette settimane di siccità. Non sai con chi prendertela, con la sfortuna, con le scelte fatte, con la mancanza di “quella roba lì” che serve per vincere le partite. E alla fine decidi di prendertela con il mondo intero, perché la Pro Patria torna negli inferi dei Dilettanti. Solo a scriverlo ci viene da piangere.
Si parte alle 17.32 in una calda e soleggiata Vercelli, in cui non manca anche un po' di vento ad aggiungere una variabile in più alle già tante che una partita da dentro o fuori, gioia estrema o disperazione collettiva, “vivere o morire”.
Sugli spalti, tra i cinquecento che popolano il settore bustocco, anche il vicesindaco Luca Folegani insieme ai compagni di partito Orazio Tallarida e Paolo Geminiani. Il primo cittadino Emanuele Antonelli ha invece optato per la tribuna d'onore: scelta istituzionale o possibilità di soffrire in santa pace. In curva si inneggia ai tigrotti, si ricorda Raffa, si prova a dare la carica ai giocatori.
Primo tempo bruttarello, per 44', con più paura che occasioni, ed è tutto dire. La squadra di Sala e Caniato prende piano piano confidenza con il match ma non è concreta... quante volte è successo quest'anno.
È quasi magia Jonny: Pitou inventa, ma Beretta si gira dalla parte sbagliata. Poi Alcibiade svirgola da appena dentro l'area e ancora Beretta “prende il due di picche”, mancando di un millimetro l'appuntamento con il gol.
E poi, così, quasi dal nulla, la Pro, la nostra Pro, va sotto. Il gol “del quasi ex” Alessandro Romairone: papà Giancarlo giocò due anni, tra il 2001 e il 2003, in biancoblù, lui (che all'epoca muoveva i primi passi, letteralmente: classe 1999) quest'anno aveva segnato una rete in D con il Prato e mai dopo il suo “ritorno a casa” tra le risaie del vercellese. Ma il momento è catartico, ci si avvia verso l'intervallo e probabilmente i tigrotti, che stanno piano piano prendendo campo e creando qualche occasione, si sentono negli spogliatoi con un sospiro di anticipo. E però un sospiro fatale: Romairone aggancia con spazio, quello che la difesa di rosso vestita lascia colpevolmente, gira e piazza il piattone che finisce nell'angolino basso, con Rovida che tocca la palla solo quando è dentro il sacco.
Prima del duplice fischio c'è però tempo per il fortuito incidente di gioco che mette kappaò sia Renault, che viene sostituito al rientro dopo la pausa da Citterio, e soprattutto Comi, capitano, bandiera, bomber, simbolo (e forse dimentichiamo anche qualcosa), che cade a terra a peso morto. C'è paura, arriva anche il defibrillatore, ma per fortuna non serve. La sua partita, però, finisce qui (esami rassicuranti fatti immediatamente dopo in ospedale, tac negativa) e nessuno ci potrà mai dire se questo ha o meno cambiato il destino della partita e della stagione delle due squadre.
A fare “chiarezza” ci prova il secondo tempo. Ma il racconto degli ultimi 45' è il perfetto riassunto della stagione della Pro Patria: la palla non ne vuole sapere di entrare, con le buone e con le cattive. Il destino volta ripetutamente le spalle ai biancoblù. Nei piedi di Citterio, che spedisce alto da distanza ravvicinatissima un angolo di Pitou, con il flipper davanti alla porta che si risolve in un nulla di fatto e, a un passo dal traguardo, il rigore in movimento di Alcibiade che prende la mira ma spedisce la palla in curva. Lampi che squarciano il cuore dei tanti assiepati in quel settore. Vince la Pro Vercelli, che in casa non vinceva da oltre cento giorni.
Il finale è davvero triste: mentre gli altoparlanti del Piola intonano il successo “Eye of the tiger”, gli occhi di tanti tifosi tigrotti piangono. Lacrime che scendono e si trasformano anche in rabbia. La squadra va sotto la curva, in silenzio. Alcune maglie della Pro Patria rimangono lì abbandonate, sotto il settore ospiti, simbolo dell'epilogo più triste possibile di questa maledetta stagione.