Alla stazione centrale di Busto i primi passi della sera risuonano nel vuoto. Ma a osservare con attenzione, non è deserta l'intera piazza in questo scorcio finale di Ferragosto. Vicino al dormitorio, nel locale dove due volte la settimana vengono distribuiti pasti ai più fragili, c'è già una piccola folla in attesa.
Sembrano meno del solito, i clochard che aspettano l'arrivo dell'Unità di strada della Croce Rossa, ma alla fine della distribuzione non sarà proprio così. Molti arrivano sul finale. Prendono il volo, come al solito, una quarantina di sacchetti con panino, dolcino e acqua: sono destinati a coloro che passano, ma non restano, con la fretta negli occhi e nel cuore.
Chi rimane nello spazio adibito alla consumazione dei pasti, questa sera può gustare la pizza e molto più: uno spazio dove fermarsi e non essere giudicati. Ci sono, come al solito, persone di ogni età: da chi ha i capelli bianchi a giovanissimi, che già sono venuti qui oppure si presentano per la prima volta, stranieri e italiani. Non tutti hanno voglia di parlare, ma chi vuole, sa di trovare ascolto. Le poche donne, eleganti nella loro semplicità: «È Ferragosto».
Si intrecciano frammenti di storie mentre si mangia; dopo il pasto ciascuno si avvicina con il piatto o il bicchiere da gettare negli appositi contenitori, quindi scivola via. Tra le regole scritte su un cartello della parete, si percepisce la più importante: «Se qualcuno è triste, fagli un sorriso».