Il megafono in mano affidato a un'adolescente e l'indicazione: «Gestisci tu la preghiera in chiesa». Poi, don Carlo Stucchi si dirigeva verso il campo di calcio, perché lì doveva occuparsi di qualcuno di speciale: «Quelli che dentro non verranno mai, ma non dobbiamo lasciare fuori».
Quest'immagine racconta profondamente chi era don Carlo, scomparso nelle scorse ore e che oggi verrà salutato per l'ultima volta a Legnano (LEGGI QUI).
Quell'adolescente è Amanda Ferrario, oggi dirigente dell'Ite Tosi di Busto Arsizio. Che ribadisce come il vicario parrocchiale del Redentore negli anni Ottanta abbia impresso una formazione, una guida, che non si può dimenticare. Che ha spronato la vita di tanti giovani, come lei.
Aveva 14 anni, Amanda, era catechista, animatrice, «sempre con il megafono in mano».
La domenica pomeriggio, si organizzavano i giochi per i bambini, dai 5 ai 12, 13 anni, nella giovanissima parrocchia di Busto. Alle cinque, la preghiera con la chitarra. Ad un tratto, don Carlo «mi piantava il microfono in mano». Era fondamentale, guidare la preghiera in chiesa, ma lui andava via, puntava il muretto che segnava l'inizio del campo di calcio. Si metteva a giocare con quei ragazzi e diceva quella frase, che avrebbe segnato tanto dei suoi giovani, quelli che tra pochi giorni si riuniranno ricordando quei tempi (LEGGI QUI).
«Lui era un influencer vero» commenta Amanda Ferrario. Che aggiunge: «Se siamo quello che siamo oggi, è per merito suo».