«Dobbiamo rilanciare la politica. Bisogna ridarle valore. Una città come Busto può alzare politica più ancora che una nazione».
È uno dei messaggi lanciati questa mattina da monsignor Severino Pagani nel discorso che ha preceduto la tradizionale benedizione natalizia a Palazzo Gilardoni. Un momento che lui stesso ha definito «il vero Te Deum».
Ad ascoltare il prevosto in sala esagonale, insieme al sindaco Emanuele Antonelli e alla presidente del Consiglio comunale Laura Rogora, c’erano amministratori, dipendenti comunali ma anche i rappresentanti di forze dell’ordine, Croce rossa, protezione civile, associazioni culturali e sociali.
A loro è andato il sentito ringraziamento del primo cittadino, mentre la presidente Rogora ha definito i dipendenti il «motore silenzioso che fa funzionare quotidianamente la macchina comunale per i cittadini», e le associazioni «l’anima della nostra comunità».
Antonelli ha anche speso parole di profonda gratitudine per monsignor Pagani, da lui insignito con la civica benemerenza: «Mi ha accompagnato in tutto il percorso da sindaco e ci ha aiutato col suo fare silenzioso. Lui ascolta tutti i giorni i cittadini e, quando l’amministrazione sbaglia, ce lo dice col suo modo elegante e ogni suo consiglio è benaccetto».
«L’undicesimo comandamento: fai politica»
Pagani ha riservato parole di grande importanza all’iniziativa di questa mattina, «un momento di incontro tra le comunità cristiana e civile – ha detto – e un momento per far emergere il bene, che spesso problemi e fatiche non ci fanno vedere».
«Questo è il vero Te Deum. Qui parlo come ministro della Chiesa ma insieme come cittadino che ha imparato a fare diventare Busto la sua città e a volerle bene», ha osservato il prevosto. «In quest’aula si possono esercitare le buone relazioni. E sono più contento di dirlo qui che in chiesa».
Forte di un’esperienza e di un legame che dura da 13 anni, il cittadino benemerito Pagani ha sottolineato che «questa è una città a tradizione cristiana. Ed è la nostra gioia, il nostro tesoro, che certamente dobbiamo condividere con altre tradizioni, provenienze e spiritualità. Ma questa è la nostra storia, noi siamo nati da qui. E c’è qualcosa che la fede può dire alla politica: può dire che sei fai politica hai avuto un dono, una vocazione. Può dire che nell’impegno che la comunità cristiana deve avere c'è anche un undicesimo comandamento: "Fai politica". Espressione della cura che si ha del mondo. La fede è una grande forza per la politica».
Allo stesso tempo, «anche la politica deve dire qualcosa alla fede. Può dire ai credenti che il Signore non si accontenta se andate a messa tutti i giorni ma poi non vivete la carità. Non rifugiatevi solo nell'intimismo, ma guardate che cosa c'è in giro, non appassionatevi solo ai grandi temi e drammi del mondo, perché questi sono anche nella vostra casa e nel vostro condominio. In questa città c’è un buon rapporto tra la fede e la politica e lo dobbiamo tenere caro».
«Ridiamo valore alla politica»
E poi un messaggio a chi si impegna o si impegnerà in politica: «Dobbiamo rilanciarla, ridarle valore. Resistere a sentimenti disfattisti, sempre parlare male... Busto può elevare la politica più ancora che una nazione. Partendo dal basso, dobbiamo ridare valore alla politica. Dare nuova stima all'esperienza della politica, che – come la fede che non si riduce ai preti – non si riduce a chi la esercita al momento».
Quindi l’invito a «trovare volti nuovi, disponibili ad andare incontro a un sacrificio, sapendo che chi era bravo nella vita privata può essere trattato come sciocco. Sapendo che la politica esige cultura, e io apprezzo gli sforzi fatti in questa città. Esige competenza, che va riconosciuta dove c’è. Esige infine gentilezza.
Dobbiamo ridare stima alla politica, che d’altra parte se la deve guadagnare. Non tanto con la preoccupazione alla visibilità, ma con la sostanza delle opere».

L’importanza della partecipazione
Il prevosto ha insistito anche sulla necessità di «favorire la partecipazione». Busto sarà interessata dalle elezioni nel 2027. Manca ancora del tempo, ma nei prossimi mesi l’attenzione sarà rivolta all’appuntamento. Ecco, «la preoccupazione – è il monito di Pagani – non è che vinca io o il mio amico, ma che la maggior parte delle persone possa partecipare in modo costruttivo. Le elezioni sono importanti, ma il primo obiettivo è sperare che partecipino in tanti, che emerga una città superiore alla media per partecipazione e interesse del resto d’Italia. Solo la partecipazione garantisce la vera democrazia e prepara coloro che devono governare a un concetto di governo che non esclude chi la pensa in maniera diversa.
Che bello se per l’indice di partecipazione al voto, Busto fosse la prima città in Italia. In un periodo in cui le grandi democrazie sono in pericolo, la partecipazione è un dovere e anche un dono della fede».
In conclusione, non meno importante un richiamo a un duplice ambito «da seguire con passione»: «Valorizzare la salute degli anziani, andare incontro a chi difficilmente è capace di sbrigarsela da solo». E «l’educazione dei giovani», altra priorità ascoltata incontrando quotidianamente le persone e girando nelle case nell’ultimo periodo. «Ci scandalizziamo delle conseguenze, ma non abbia il coraggio di individuare le cause vere dei problemi».

















