Riceviamo e pubblichiamo un commento da Giulia Mazzitelli, Segreteria PD Varese Città.
«Fatico a trovare le parole, perché questa volta la rabbia è tanta. L’emendamento approvato a livello nazionale, a firma Lega, che vieta l’educazione sessuale nelle scuole, persino nelle secondarie di primo grado, è una vergogna. Una decisione grave, anacronistica, che riporta indietro di decenni il nostro Paese.
Nel 2025, invece di progredire verso una scuola che forma cittadine e cittadini liberi e consapevoli, scegliamo di tornare all’ignoranza. Si vieta la conoscenza, si censura la parola, si nasconde ciò che è naturale. E tutto questo, in nome di un moralismo ipocrita che ha un solo scopo: mantenere le persone nell’ignoranza, perché chi conosce se stesso e il mondo intorno a sé diventa più difficile da controllare.
Io lo vedo ogni giorno. Sono un’insegnante. I miei alunni e le mie alunne, già a sette anni, mi chiedono come nascono i bambini, come funziona il corpo, che cosa significa innamorarsi. Domande spontanee, genuine, che parlano di curiosità e di vita. E il Governo risponde con il silenzio. Con il divieto. Con la paura. Come se l’educazione al corpo, all’affettività e al rispetto fosse qualcosa di pericoloso.
Ma il vero pericolo è un altro: l’ignoranza. È lì che nasce la violenza, la discriminazione, la paura dell’altro. E infatti, mentre si vieta l’educazione sessuale, continuano i femminicidi, le aggressioni, gli abusi. Proprio in questi giorni, un’altra giovane donna è stata uccisa da chi la perseguitava da mesi, da chi l’aveva già minacciata e picchiata. Un’altra vita spezzata, un’altra tragedia annunciata. E davanti a tutto questo, lo Stato cosa fa? Toglie la conoscenza.
È assurdo, è inaccettabile. Invece di investire sull’educazione al rispetto, sull’ascolto, sulla prevenzione, questo Governo sceglie di rimuovere, di cancellare, di tacere. Come se chiudere gli occhi potesse far sparire la realtà.
L’educazione sessuale non è pornografia, non è propaganda, non è ideologia. È un percorso di consapevolezza, di rispetto reciproco, di libertà. È imparare che ogni corpo ha valore, che ogni persona merita ascolto, che il consenso non è un dettaglio ma la base di ogni relazione sana.
Cancellare tutto questo significa condannare un’intera generazione all’ignoranza e alla solitudine. Significa dire a bambini e adolescenti: “Non parlatene, arrangiatevi, scopritelo da soli su internet”. Significa abbandonarli a una cultura che confonde l’amore con il possesso, l’affetto con il controllo.
Io credo che una società che ha paura di parlare di educazione sessuale sia una società che ha paura della libertà.
E credo che, come rappresentanti delle istituzioni, abbiamo il dovere di dire no. No all’oscurantismo, no alla paura della conoscenza, no a un modello che considera la scuola un luogo da svuotare invece che da riempire.
Continueremo a battermi, dentro e fuori il Consiglio comunale, perché l’educazione resti un diritto di tutti, non un privilegio per pochi. Perché solo la conoscenza ci dona libertà — e io non accetterò mai che ci venga tolta».