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Lettere | 03 ottobre 2025, 18:50

LA LETTERA. «Io mamma credo che la scuola d'infanzia Crespi perderà la sua anima, la sua identità e per chi come me ne ha fatto parte è una grossa perdita»

Riceviamo e pubblichiamo le riflessioni di una bustocca che commenta la trasformazione dell'asilo in pubblico: «La scuola parrocchiale ha accolto la mia famiglia e mi ha fatto sentire parte di una comunità». Ecco perché ha fatto e fa la differenza, dice la madre

foto d'archivio

foto d'archivio

La trasformazione della scuola per l'infanzia Ezio Crespi da parrocchiale a pubblica (LEGGI QUI) sta facendo discutere a Busto Arsizio. Riceviamo e pubblichiamo la lettera di una mamma. 

Leggendo l'articolo "Svolta per la scuola dell'infanzia Ezio Crespi: da parrocchiale a pubblica", sembrava quasi ci fossero delle buone notizie, ma per chi come me conosce e ha avuto la fortuna di aver usufruito, per ben 5 anni, del percorso educativo offerto dalla scuola materna parrocchiale queste parole hanno un sapore di tristezza.

Sono una mamma che per i suoi figli, oramai grandi, ha fatto la scelta di iscriverli alla scuola parrocchiale perché oltre all'offerta formativa comune a tutte le scuole dell'infanzia, garantiva la crescita dei bambini con la trasmissione di valori cristiani, come ad esempio, la condivisione, l'amore per il prossimo, la difesa dei più deboli, il perdono e l'avere fede che passa anche dal credere in un futuro migliore. Valori che al giorno d'oggi sono validi e importanti anche per chi non è un credente cristiano. La scuola parrocchiale ha accolto la mia famiglia e mi ha fatto sentire parte di una comunità, avendo cura dei miei figli durante il giorno e offrendo a noi genitori, alla sera, diverse opportunità di condivisione e confronto che hanno dato spunti di crescita personale in quello che è il "mestiere" del genitore, oltre che a momenti di spensieratezza come la preparazione del mercatino di Natale delle mamme, il presepe dei papà, la camminata di Primavera. Sono state anche proposte, sempre in orario serale, le stesse lezioni di psicomotricità e di teatro affrontate dai bambini al mattino, con lo scopo di condividere l'approccio e di creare e consolidare quel patto scuola-famiglia che sta alla base del percorso educativo: più c'è continuità, più si consolideranno le basi nei nostri figli.

La disponibilità di tutto il corpo docente e non e delle suore che al tempo coordinavano la scuola è sempre stato pieno e andava anche ben oltre al canonico orario di lavoro.

La scuola parrocchiale è sempre stata innovativa e integrativa nelle proposte educative, come il corso di inglese, quello di psicomotricità, di musica, di teatro, tutti erogati da specialisti nel settore, mai improvvisati e nel passato di quando hanno frequentato la scuola i miei figli, era una delle poche scuole materne di Busto ad offrire tutti questi servizi in una retta che era poco più alta di quella delle scuole comunali.

Leggendo la notizia del cambio "gestione", prefigurando un'organizzazione migliore, lascia trasparire proprio la non conoscenza dell'ambiente del "Crespi", che come ho cercato di raccontare era una macchina educativa rodata da anni che ha sempre incluso anche il raccordo con la scuola elementare Crespi, fatto di incontri programmati, tra i bambini "grandi" della scuola dell'infanzia e quelli di quinta delle elementari, oltre che a colloqui tra le insegnanti.  

Come ultimo, ma non per importanza, la scuola parrocchiale ha sempre avuto una mensa interna, con una cuoca dedicata alla preparazione giornaliera dei pasti, basati su indicazioni di una nutrizionista e quindi non un servizio mensa esterno come nella maggior parte delle scuole comunali. La presenza di una cuoca ha permesso anche ai bambini di sperimentare in cucina la preparazione di pane e biscotti e quindi di praticare attività manipolatorie che sappiamo essere importanti dal punto di vista dello sviluppo cognitivo.

Mi sembrava onesto far emergere che dietro al pensiero positivo dell'amministrazione comunale nel promuovere la continuità e l'omogeneità del percorso educativo, c'è la "dismissione", senza troppe remore e pensieri di una comunità educativa oramai unica nel suo genere, che difficilmente potrà essere trasmessa o replicata nel nuovo contesto pubblico. Il "Crespi" perderà quindi la sua anima, la sua identità e per chi come me ne ha fatto parte sa che è una grossa perdita.

Una mamma

Lettera

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