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Lettere | 03 ottobre 2025, 10:54

«Quale giustizia se uno Stato blocca un cittadino che si schiera per il bene comune?»

Elis Ferracini condivide un pensiero personale espresso idealmente durante la manifestazione di ieri a Busto, riflettendo sul ruolo della giustizia e della responsabilità civile di fronte ai conflitti internazionali. «Chiedo al Sindaco: cosa ha fatto il governo per evitare questo tipo di manifestazioni?». Riceviamo e pubblichiamo

«Quale giustizia se uno Stato blocca un cittadino che si schiera per il bene comune?»

Elis Ferracini condivide un pensiero personale «che avrei voluto esprimere durante la partecipata manifestazione di ieri a Busto Arsizio. È una riflessione da cittadino e teatrante, che non rappresenta ufficialmente il gruppo teatrale di cui faccio parte. Vi lascio con queste parole, sperando possano stimolare confronto e consapevolezza». Riceviamo e pubblichiamo.

«Per chi legge questa mia,

rendo pubblico questo pensiero che avrei voluto portare nella manifestazione intensa e partecipata che ieri ha animato le strade di Busto Arsizio, dal centro alla stazione centrale cittadina e ritorno. Animato proprio nel senso di dare anima al bisogno di giustizia dalla martoriata Palestina fino a qui. Ciò che segue è un mio pensiero di cittadino e teatrante e tante altre cose, che non implica né il gruppo teatrale di cui faccio parte, né le nostre proposte.

Nel lavoro teatrale che da due anni portiamo in giro, la barca di scena, che col potere anche di preveggenza del teatro abbiamo immaginato partisse da qui, dall'Occidente, porta i colori dello Stato di Palestina come segno di sostegno e riconoscimento del diritto di quel popolo alla sua terra. Detto così è un diritto fondamentale e naturale, tanto da risultare disarmante osservare come vanno tragicamente le cose. Nella finzione scenica, la barca arriva a destinazione e il Teatro, una delle forme d'arte più antiche e umane, interpreta il mondo e lo immagina... e l'uomo ne fa tesoro e, in teoria, prova ad essere e fare meglio. Ma nella realtà odierna, le barche non arrivano. L'orrore uccide la vita e ciò che rende l'uomo umano: immaginarsi non migliore, ma meglio di giorno in giorno, non essere padrone, ma avere coscienza.

Si è da tempo superato un limite, e la lezione della scena, la morale della favola, forse non bastano più. "Mi piaccion le fiabe, raccontane altre" canta Guccini... ma le fiabe nemmeno si riescono a sentire, coperte dal suono delle bombe o delle sirene. Raccontare la Storia per costruire un futuro migliore, come si è fatto per tanto tempo, sembra oggi più difficile nella democrazia presente. Ci hanno raccontato di regimi autoritari e dei loro crimini, eppure fenomeni simili sembrano essere ancora presenti nella società e al potere; abbiamo ricordato la Shoah, e oggi assistiamo a conflitti che generano sofferenze gravissime. La Storia la conosciamo, e potremo continuare a raccontarla, ma intanto il presente ci chiede quale futuro.

Quale futuro se uno Stato si indigna e si impegna verso un quindicenne che ha il compito, per la crescita, di ribellarsi - perché è così che la Storia è progredita tra scoperte, invenzioni e rivendicazioni di diritti - ma, soprattutto, se lo Stato si impegna a non dare motivo per ribellarsi?

Quale giustizia c’è se uno Stato blocca un cittadino che, anche con determinazione, si schiera dalla parte del bene comune, e contemporaneamente permette allo Stato che il Ministro Crosetto definisce amico - Israele - di fermare e arrestare in mare, dove e quando non dovrebbe, cittadini pacifici e solidali al popolo palestinese, vittima di gravi sofferenze?

Questa domanda la rivolgo a chi ha giurato di rispettare la Costituzione, perché ognuno, prima del proprio ruolo, ha il dovere di essere cittadino. Da cittadino a chi ricopre un ruolo pubblico chiedo: da che parte stai? Dalla parte di chi si oppone a ingiustizie o da quella delle ingiustizie rivolte contro cittadini pacifici?

Se la risposta è "eseguo gli ordini", è bene ricordare che questa giustificazione è stata contestata e superata in passato, e non dovrebbe essere l'unica risposta oggi. A proposito di opposizione, sarebbe giusto ricordare il sacrificio di chi, in passato, ha lottato per giustizia, pace e libertà.

Non ho risposte certe su cosa fare, su come fare la differenza, come ce lo gridano dalla Palestina e come ce lo comunicano le barche di pace lasciate indietro dalle nostre navi militari, pronte contro il terribile Putin ma disarmate per l'amico Netanyahu.

Da teatrante mi interrogo sul senso di raccontare storie in un mondo distratto e spesso distrutto. A volte temo di essere solo un elemento simbolico che permette a questa democrazia di mostrare una facciata rassicurante, senza svelarne le criticità profonde.

Mio padre, operaio e uomo di ideali di sinistra, mi ha insegnato l'arte dei burattini. Le storie dei burattini sono storie popolari, con protagonisti gli ultimi che ristabiliscono giustizia. Ma in Italia spesso il bene e il male sembrano relativi, come se, come dice Tajani, "quello che dice il diritto è importante, ma fino a un certo punto". Vale questo per tutto e per tutti? Perché ci sono situazioni in cui principi universali di giustizia sembrano essere messi da parte?

I burattini sono semplici e il bastone è uno strumento, ma dietro ci sono forze più grandi che muovono le cose. Per quante battaglie abbia rappresentato in scena, il mondo non l'ho cambiato. Tuttavia, il mestiere di burattinaio ha due segreti: dare anima, unire anime; e portare storie che, attraverso parole e azioni, conducano verso la giustizia.

Fuori scena e fuori dalla metafora, stiamoci vicini, connettiamoci con le sofferenze del mondo, usciamo dall'egoismo e scriviamo una storia nuova, pur antica come il mondo, ingiusto ma da cambiare. Troviamo gli strumenti giusti, a partire dai nostri corpi, come quelli che si sono messi in mezzo alle città, disarmati, per manifestare con “Blocchiamo tutto”, così esteso e partecipato in tutta Italia, o come i corpi di pace nel Mediterraneo a sostegno di Gaza.

Corpi scrigno dell'anima, veicoli di coscienza, perché il sogno spezzi l'incubo presente e diventi nuova realtà. Restiamo umani. Resistiamo umani.

Questo era il pensiero per la manifestazione per la Palestina e la Flotilla del 2 ottobre a Busto Arsizio, che non ho espresso sul posto perché già c’era tutto lì, vivo e presente nei volti, nelle voci di tante persone e soprattutto di tanti giovani.

Dato che però il Sindaco di Busto Arsizio non ha evitato, come riportato dalla stampa, di manifestare la sua intenzione di procedere con denunce verso chi ha partecipato al “Blocchiamo tutto” - manifestazione cui ho preso parte anch’io - chiedo al Sindaco: cosa ha fatto il governo nazionale, che credo rappresenti, per evitare questo tipo di manifestazioni, ampiamente annunciate, se non dichiarare l’Italia amica e fedele di Stati come USA e Israele?

Oltre alla questione di giustizia internazionale, mi chiedo se questa sia la strada per evitare legittime contestazioni. Spero altresì che Lei auspichi analoghe azioni contro chi organizza concerti che richiamano ideologie estremiste, chi partecipa a manifestazioni di estrema destra in città e chi permette che il nostro territorio sia sede di raduni di gruppi xenofobi e razzisti.

Infine, mi auguro che Lei e il suo governo rispondiate all’istanza per la Palestina protocollata il 7 agosto in Comune.

Diversamente, quando “la politica non fa nulla” per ignavia o complicità, “dal basso” ci si assume il compito di dire e fare ciò che è necessario, come ha scritto Rodari, sempre senza perdere la speranza».

Elis Ferracini
burattinaio teatrante

Redazione

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