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Storie | 10 aprile 2025, 16:15

L'aereo precipitato a Vergiate, una tragedia dimenticata. Claudio Bossi: «Allegoria della superbia umana come il "mio" Titanic»

L'ultimo libro dello storico di Oggiona Santo Stefano, scritto insieme a Giuseppe Agnesina ed edito da Macchione, rievoca l'incidente aereo del 2 agosto del 1968 nella frazione di Cuirone. L'autore: «Una storia minima e perciò dimenticata che quasi nessuno, anche in ambito locale, più ricordava»

E' il 2 agosto del 1968. Da poco sono scoccate le 15.06 quando un aereo civile con 95 persone a bordo precipita a Cuirone di Vergiate. È un DC-8 dell’Alitalia decollato da Roma Fiumicino che, dopo aver effettuato uno scalo a Milano Malpensa, avrebbe compiuto la traversata atlantica per raggiungere Montreal. Non arriverà mai. Dopo spasmodiche ricerche, i soccorsi individuano i primi superstiti. Mancheranno all’appello dodici persone. 

La storia del disastro aereo di Cuirone è una di quelle poco conosciute che vanno raccontate perché rappresenta una tra le pagine più opache della storia dell’aviazione civile italiana. Ed è quello che fa lo storico di Oggiona Santo Stefano Claudio Bossi, uno dei massimi esperti al mondo della tragedia del Titanic, che si cimenta nel ripercorrere insieme al gallaratese Giuseppe Agnesina  le vicende di un altro disastro, quello di Vergiate, con il suo ultimo libro da poche settimana in libreria e negli store online per i tipi di Macchione Editore.

"2 agosto 1968: la tragedia del Monte San Giacomo, Cuirone di Vergiate" (di Giuseppe Agnesina e Claudio Bossi, Macchione Editore, 20 euro) racconta propria la tragedia del Dc-8  precipitato dopo essere decollato da Malpensa ormai 57 anni fa.

 Di quell’evento tre generazioni hanno tramandato oralmente la memoria. Se si escludono i pochi articoli apparsi sui quotidiani, nessuno si è proposto di ampliare la ricerca e scrivere un libro su questa tragica pagina di storia varesina e non solo. Eppure “l’aereo di Cuirone” ha suscitato commozione: qualcuno ricorda bene, qualcun altro conserva ricordi sbiaditi, altri non c’erano ma ne hanno sentito parlare, alcuni ignorano ciò che accadde in quell’estate del 1968 nei boschi del Monte San Giacomo. 

«Una storia “italiana” che esigeva di essere raccontata perché segnò un paese e la sua gente, miracolosamente risparmiata da una tragedia che avrebbe potuto essere ben peggiore, quella di vedere “cancellata” dalle cartine geografiche la loro piccola frazione del Comune di Vergiate» si legge nella presentazione. 

«Claudio Bossi ha indagato su quell’avvenimento con il rigore dello storico e l’acume dell’osservatore vigile; Giuseppe Agnesina ne ha costruito una storia parallela di fantasia, ma non troppo, trasmettendoci emozioni e sentimenti a bordo di quello sciagurato volo.  Il risultato finale è un’opera gradevole e coinvolgente. La memoria di questi episodi andrebbe mantenuta viva in qualche modo» riporta ancora la nota.

A Bossi, molto conosciuto nel panorama editoriale per i suoi numerosi libri e studi sull'affondamento del Titanic, VareseNoi ha rivolto alcune domande su questa sua ultima ricerca. 

Come nasce l’idea di scrivere questo libro?
Confesso che fino al gennaio dello scorso 2024 quello per me era un evento sconosciuto, in un campo da me ignorato. Poi la mia attenzione è stata catturata da una storia interessante e da particolari trascurati. Una storia minima e perciò dimenticata che quasi nessuno, anche in ambito locale, più ricordava. Ho visto che c’erano dei “fili pendenti” e ho cominciato ad approfondire e raccogliere materiale sia storico sia tecnico. Conoscendo le precedenti produzioni e visto le capacità di narratore dell’amico Giuseppe Agnesina, l‘ho coinvolto nel mio progetto e da lì è nata l’idea di questa pubblicazione.

C’è qualcosa che l'ha colpita in questa drammatica vicenda? E se sì che cosa?
E’ una storia basata su fatti apparentemente sconosciuti, ma se mettiamo insieme le nostre conoscenze possiamo ricavarne cose significative e degne della nostra attenzione. Per tornare a quella storia il risvolto che più ha colpito il mio interesse è l’aver rintracciato persone che hanno vissuto quell’evento in prima persona e con loro aver condiviso la commozione di quel tragico episodio.

Lei è uno dei massimi storici della tragedia del Titanic, in Italia e non solo. Anche a Vergiate ci fu un incidente, anche se in cielo anziché sull’oceano. Ha notato parallelismo con la vicenda del grande transatlantico?
Assolutamente sì. Come non fare riferimento al comandante del Titanic che aveva osato sfidare con arroganza le leggi della natura, finendo poi vittima della stessa tracotanza umana? Lo stesso si può dire dello stesso comandante del DC-8 che aveva del tutto ignorato “consigli” per far scalo in un altro aeroporto stante le proibitive condizioni meteo su Malpensa. Ecco che la fine di entrambi, Titanic e DC-8 diventa una triste allegoria della superbia dell’essere umano, convinto della propria onnipotenza e invulnerabilità. In entrambi casi, la natura dimostrò che non si può ignorare la sua forza e il suo potere senza pagarne il prezzo, sfidando la presunzione di un’umanità che pensa di poter controllare tutto.

Ha qualche progetto editoriale per il futuro? Vuole anticiparci qualcosa?
Sono sotto contratto per scrivere non meno di altri quattro libri sul “mio” Titanic. Vorrei però riuscire portare a compimento un mio romanzo storico, e ovviamente non può mancare il Titanic sullo sfondo, libro a cui sto lavorando ormai da quasi otto anni…

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Claudio Bossi, scrittore e storico, ha al suo attivo diverse pubblicazioni. Tra i suoi saggi per Macchione, Il picasass sopravvissuto al Titanic - La storia di Emilio Portaluppi (2019); Margaretha Frölicher-Stehli, Germignaga e il Titanic (2021) e William Nutbean: un malvivente vittoriano redento dal Titanic.

Giuseppe Agnesina è nato nel 19481948 a Gallarate, ora vive sulla sponda occidentale del Ticino. Dalla sua penna, intelligente e malinconica, sono usciti: Il Paciarisott - Ricordi della Gallarate d’un tempo (2023) e La “mia” Gallarate - Storie di piazza (2024), entrambi pubblicati da Macchione.

Redazione

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