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Busto Arsizio | 09 maggio 2024, 08:20

La riforma dello sport corre. E la Pro Patria Scherma sta al passo

Per l’assessore Artusa le società sportive «devono fare rete per far fronte ai problemi della riforma». La Pro Patria Scherma è un esempio di rinnovamento e resilienza per tutti, e ieri ha spiegato come sta affrontando il cambiamento

La riforma dello sport corre. E la Pro Patria Scherma sta al passo

Ieri sera - mercoledì 8 maggio - si è tenuto un incontro per parlare della riforma dello sport voluta dal governo e di come la Pro Patria Scherma sia al passo con il cambiamento, rinnovandosi grazie ad uno staff formato ed efficiente. Al Museo del Tessile, “casa” della realtà bustocca, l’assessore allo Sport Maurizio Artusa ha sottolineato che l’obiettivo è il confronto: le società devono unirsi per capire come reagire di fronte ai problemi e alle novità.

Ad aprire la riunione è stata Cinzia Ghisellini, presidente dell’Assb: «Da quasi sessant’anni ci prodighiamo per fare da collante tra le associazioni e il Comune. È bello quando una società sportiva si racconta e parla del suo vissuto nell’ambito della riforma dello sport, come stasera».

La Pro Patria Scherma riesce a reagire ai cambiamenti imposti dalla riforma perché «è una società strutturata e gestita rigorosamente. È composta da ex schermidori, che svolgono il loro ruolo con senso di appartenenza – ha affermato il suo presidente Marino Vago –. Quello che vogliamo è far crescere i ragazzi e farli diventare uomini pronti ad affrontare la vita, affiancando allo sport anche altre attività e prestando attenzione agli aspetti umani. È una sfida, perché con la riforma dello sport ci sono costi maggiori e tanti altri problemi».

Anche il maestro Giancarlo Toran ha sottolineato che questo momento è difficile per le società sportive perché è in atto un cambiamento, ma «la Pro Patria Scherma è nata nel 1881 e ha vissuto tanti periodi duri, tra cui due guerre mondiali. È proprio in queste situazioni che si vedono la tempra e la resilienza della nostra società».

Questo è l’esempio che Maurizio Artusa vorrebbe che le associazioni sportive seguissero: «Con la riforma ognuno dovrà trovare le soluzioni ai problemi che sorgeranno, ed è per questo che le società devono aiutarsi. Vorrei che facessero squadra e si confrontassero. La Pro Patria Scherma ha avuto da sempre un comportamento da emulare. Si sono rimboccati le maniche e hanno trovato la strada giusta. Dobbiamo essere forti tutti insieme per far capire al governo che ci sono dei problemi, ma vogliamo anche trovare delle soluzioni per adempiere alle normative».

Parlando con Marta Cammilletti - general manager della Pro Patria Scherma, nonché atleta della società - l’Assessore ha cercato di far capire ai presenti che cosa è cambiato con la riforma. È emerso che gestire una società sportiva è diventato complicato a causa dell’aumento delle spese e delle difficoltà burocratiche, contrattuali e riguardanti la privacy.

«Abbiamo deciso di affrontare la riforma con approccio vincente - afferma Marta Cammilletti -. Seppur complicata, può essere un’occasione per migliorarci. Abbiamo cambiato assetto societario unendo l’anima storica della Pro Patria all’atteggiamento che volevamo mettere in campo. Abbiamo cercato di essere schermidori fino in fondo: combattendo. Ed è questo che ci ha permesso di rilanciare la Pro Patria Scherma».

A livello pratico, la società sta rispondendo al cambiamento con il rinnovamento della comunicazione, a partire dal logo, dal sito web e dalla gestione dei social network, possibile grazie anche ad un sistema di volontariato. Ha avviato azioni di partnership con società schermistiche lombarde e si è aperta agli sponsor. Ha organizzato una gara in memoria dell’ex presidente Cesare Vago, che nei prossimi anni coinvolgerà anche atleti di altri Paesi.

È stato fatto anche un lavoro sui processi interni, aumentando le riunioni con lo staff e aprendosi alle famiglie. Anche la valorizzazione della cultura è un punto importante, e la Pro Patria vanta il Museo della Scherma.

«Se è vero che questa riforma ha alzato l’asticella - continua la general manager - penso che sia giusto affrontarla da sportivi, aprendosi alle altre società per confrontarsi. Siamo tutti nella stessa situazione, ed è così che si fa squadra».

È d’accordo Artusa: «Bisogna fare rete, perché questo porta al raggiungimento dell’obiettivo. Le società sportive di Busto vogliono che l’amministrazione comunale le tuteli. E noi lo facciamo prendendo delle decisioni con raziocinio. Loro devono essere pronte a rivedersi, e magari a fondersi, per fare delle debolezze dei nuovi punti di forza».

Alessia Martignon

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