“Il piacere di leggere” è lo slogan scelto all’Istituto Gadda Rosselli di Gallarate per raccogliere gli studenti intorno al focolare della lettura. Per trovarsi, discutere, interrogare e interrogarsi. Qualche decina di ragazze e ragazzi affronta quattro o cinque libri nel corso dell’anno scolastico. Leggono e formulano interrogativi, da rivolgere anzitutto agli autori. Oggi, 19 aprile, è stato il turno di Alessandra Selmi, titolare dell’agenzia letteraria “Lorem ipsum”, insegnante di Scrittura editoriale nei master dell’Università Cattolica di Milano, autrice de “Al di qua del fiume”.
Un romanzo che miscela ricostruzione storica e vicende di fantasia, ambientate nel villaggio industriale “Crespi d’Adda”, nato fra Ottocento e Novecento, grazie alla volontà e alla lungimiranza di Cristoforo Crespi, imprenditore del cotone.
«Mia nonna, classe 1930, – ha confidato la scrittrice agli studenti – aveva la quinta elementare. Una scolarizzazione che oggi giudichiamo bassa ma che, ai tempi, era la soglia dell’obbligo. È stata un’autodidatta, le piaceva muoversi. Ed è proprio stata una visita organizzata a Crespi d’Adda a fare nascere il romanzo». Nonna Piera suggerisce ad Alessandra di scoprire il villaggio operaio. La dritta resta inascoltata per qualche anno. Poi, intorno al 2020, Alessandra Selmi è a corto d’idee per il suo nuovo romanzo. E ricorda il suggerimento della nonna. «Ho scoperto una storia incredibile. Così eclatante che pensavo fosse già stata raccontata. Invece no, ho fatto delle ricerche. Ero incredula».
Nasce così “Al di qua del fiume”. I Crespi, racconta, sono i Crespi veri, a partire da Cristoforo: «Nel romanzo fanno più o meno quello che hanno fatto nella vita». Poi ci sono le famiglie che a Crespi d’Adda sono andate a lavorare. E interviengono la fantasia, il romanzo. Storie di stirpi operaie che si intrecciano e scontrano, sempre nello scenario creato dall’imprenditore bustocco, luogo pensato per lavorare e per vivere, per incontrarsi e studiare.
Le domande dei giovani lettori toccano personaggi e snodi narrativi, poi finiscono sul tema che fonda Crespi d’Adda: il lavoro e la dignità dei lavoratori. «Cristoforo Crespi – riassume Alessandra Selmi – era un imprenditore. In quanto tale, credo che il suo scopo fosse essenzialmente quello di produrre utili. Ci riuscì in modo formidabile, divenne uno degli uomini più ricchi del Paese. Ma aveva provato la povertà, al punto che, da giovane, dovette interrompere gli studi. Da lì, forse, nasce la volontà di garantire dignità a chi lavorava per lui. Da lì nasce Crespi d’Adda. Che cosa ci riserva il futuro? Ce lo direte voi ragazzi, di qui a non molto entrerete nel mondo del lavoro, ne sarete interpreti». E sui libri? «Non dovete leggere perché vi chiedono di farlo, né perché serve ai voti o a prepararvi. Tutte cose importanti, ci mancherebbe. Ma voi, in un mondo pieno di cose brutte, dovete leggere perché leggere è bello».