Virginia Gallazzi ci ha salutato in una domenica di maggio. Ginetta, come tutti la conoscevano, aveva ottantacinque anni e il suo ricordo non svanirà facilmente in chi l'ha conosciuta.
Rimarrà indubbiamente nei cuori dei parenti che l'hanno potuta amare, ovvero la figlia Elena e i nipoti che ha cresciuto e coccolato, prima da mamma e poi da nonna (e da tre anni anche bisnonna). Ma sarà un ricordo vivo e dolce anche per i tanti che, a Borsano, l'avevano conosciuta nella sua cartoleria che sorgeva a pochi passi dalle scuole elementari Rossi, nel villaggio Giuliani e Dalmati. Quasi quaranta anni di storia per il negozio che però non era solo un posto dove comprare penne e quaderni, ma rappresentava anche un punto di riferimento sociale, un luogo di coesione e connessione.
La storia di Ginetta, classe 1940, iniziò negli anni dell'adolescenza, quando cominciò a lavorare in centro a Busto, dal Pianezza. Lì conobbe Ermanno Nuvoli, che si innamorò subito di lei, superando la concorrenza dei tanti che le facevano la corte. Lei e lui diventarono una cosa sola, per tutta la loro esistenza. Coronarono il loro sogno d'amore l'8 luglio 1961 e lo portarono avanti, come dice la formula del rito cattolico, “fino a che morte non vi separi”. E così sarà, indissolubilmente insieme, fino a quel dicembre 2022 quando il caro Ermanno viene a mancare. In mezzo oltre sessanta anni di matrimonio e un negozio che diventa una questione di famiglia visto che, alla nascita della figlia Elena, il marito decide di dar manforte a Ginetta nell'attività di famiglia.
Ginetta della cartoleria è persona che sa farsi amare. Compri una quaderno e magari ti regala una penna, ma non per anticipare le strategie di marketing che si usano adesso per conquistare il cliente. Lei lo fa perché le fa piacere. Così come quando cerca di accontentare le più disparate richieste della gente che si serve da lei.
Ma non solo. Ginetta non vuol far mancare l'affetto nei giorni speciali e così, su una agenda, si annota tutti i compleanni, gli onomastici, finanche le date delle nozze. E così, ogni giorno, telefona a chi ha motivo di festeggiare per porgere i suoi auguri.
Gentile, elegante, sorridente, paziente, squisita, brava, deliziosa, dolce (spesso declinati con il grado di superlativo assoluto) sono solo alcuni degli aggettivi spesi in questi giorni da chi aveva avuto l'opportunità di conoscerla, sintomo di quanto era stata capace di farsi amare.
Lo racconta anche la nipote Erica, che per lei ha scritto anche una lunga missiva che Ginetta si è portata con se in occasione dell'ultimo saluto, quando ha raggiunto il suo amato Ermanno.
«Era molto legata alla sua famiglia – racconta con gioia Erica, felice del rapporto avuto con la nonna - quando andavi a casa sua non ti mandava mai via senza averti offerto qualcosa. Oltre al lavoro, amava molto cucinare e ci preparava sempre dei piatti molto invitanti in una settimana scandita da appuntamenti fissi: il martedì la carne dal macellaio, il mercoledì la frutta, il venerdì pesce e la domenica cucinava per tutti. Adoravo il panino al prosciutto che mi preparava quando arrivavo da scuola e sapeva che sarei stata sicuramente affamata. E poi la sua lasagna, era qualcosa di speciale».
Appassionata di lettura, le piaceva molto scrivere ma anche rifugiarsi in estate in Valsesia. «Il suo nome racchiude un profondo significato – scrive Erica nella missiva indirizzata alla nonna che vi riportiamo integralmente nella galleria fotografica – che calza proprio a pennello: amore verso il prossimo, gentilezza immensa verso tutti, servizio e umiltà. Porto i tuoi insegnamenti nel cuore e so che ovunque tu sia ora, avrai già conosciuto tutti, lì con il nonno Ermanno, finalmente di nuovo insieme».