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Busto Arsizio | 19 agosto 2025, 16:15

Vandali sul Basodino: devastata la Madonna dell’Aiuto, via croci e libro di vetta

Il grido del presidente del Cai Busto Arsizio: «Una brutta notizia, distrutta la statua che portammo lassù nel 1964»

Vandali sul Basodino: devastata la Madonna dell’Aiuto, via croci e libro di vetta

Salire a 3.277 metri per trovare il vuoto. Non quello della natura, ma quello lasciato da mani violente. Sul Basodino, la vetta simbolo tra Ticino e Piemonte, non ci sono più né la statua della Madonna dell’Aiuto, né il libro di vetta, né le croci che da decenni vegliavano sul ghiacciaio. Un atto vandalico tanto assurdo quanto inquietante, che ha cancellato con un gesto cieco un pezzo di storia e di identità delle terre alte.

A raccontare l’amarezza è Paolo Tagliabue, presidente del Cai di Busto Arsizio: «Una brutta notizia. Distrutta la statua della Madonna dell’Aiuto che fu posta sul Basodino dal CAI Busto nel 1964 per il centenario dell’elevazione di Busto a città».

Il Basodino, che custodiva quella Madonnina da oltre sessant’anni, è ora un luogo ferito. «È tutto talmente diverso da sembrare un’altra vetta», scrive su Facebook Letizia Cislini, escursionista che ha trovato la desolazione al posto dei simboli della comunità alpinistica.

Roberto Iori, responsabile della Capanna Basodino del Cas Locarno, conferma: «Hanno rotto la Madonnina, buttato giù la croce, strappato il libro di vetta. È successo molto probabilmente la mattina presto».

Il caso è stato segnalato dal presidente del Patriziato di Bignasco, Diego Togni, alla Polizia di Cevio, anche se l’assenza di fotografie immediate ha reso difficile formalizzare la denuncia.

Un’ondata di vandalismi in quota

Quello del Basodino non è un episodio isolato. Negli ultimi mesi altre vette sono state colpite da gesti simili: dal bivacco delle guide “Beniamino Farello” all’alpe Veglia, dove il libro di vetta è stato bruciato, fino al Pizzo Pioltone in alta Valle Bognanco, dove il registro è stato tagliuzzato. Sul Pizzo Tignaga la croce è stata danneggiata, mentre sul Monte Tagliaferro e sul Monte Bo le Madonnine e le lapidi commemorative sono state divelte.

«Ci troviamo di fronte a gesti incomprensibili e gravemente lesivi della comunità degli uomini di montagna e del patrimonio condiviso di tutti gli amanti delle terre alte», denuncia il Cai. L’appello è chiaro: informare, sensibilizzare, e soprattutto vigilare insieme, affinché le vette non diventino bersaglio di chi scambia la libertà della montagna per un terreno di sfogo senza regole.

Perché a tremila metri non si sale per distruggere. Si sale per cercare silenzio, rispetto e bellezza.

Laura Vignati

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