Ieri... oggi, è già domani | 24 aprile 2024, 05:00

"ul brusoegiu" - il rompiballe

Ne abbiamo parlato, ma (evidentemente) in due Edizioni di "ul Giusepèn" e di "Giusepèn e Maria" non tutti lo hanno compreso...

"ul brusoegiu" - il rompiballe

Ne abbiamo parlato, ma (evidentemente) in due Edizioni di "ul Giusepèn" e di "Giusepèn e Maria" non tutti lo hanno compreso. Del resto, i due libri hanno avuto il meritato successo (noi ne parliamo - altri Autori, nemmeno si sognano di esaurire la loro prima edizione - la Precisazione ci sembra doverosa, vista l'indifferenza con cui siamo trattati, da chi invece dovrebbe agire).

Siamo al "brusoegiu" che nel significato esplicito della Lingua Bustocca, vuole dire "bruciore di stomaco" per una digestione difficoltosa- non solo, però - il "brusoegiu" va oltre l'etimologia del significato. E lo si appioppa a chi (per un verso o per l'altro) "sta sullo stomaco" che può essere tradotto con un pizzico di volgarità in un Dialetto Bustocco da strada, "rompicoglioni" (unica parola, ma pure unione di "rompi" e di coglioni" Va bene uguale!. C'è che, il "brusoegiu" non sa comprendere l'entità del suo agire e, alla fine dei conti, "brusoegiu" lo è, non per incantesimo, ma  giustamente "bollato" per l''epiteto.

Tanto per non chiamarci fuori dalla questione, "brusoegiu" ci si addice, specie quando si pone una domanda, alla quale non viene devoluta regolare risposta che, per educazione, chi è chiamato in causa, dovrebbe fornirla. Di esempi, ce ne sono a frotte: il "lamentoso" è un "brusoegiu": non gli va bene nulla, quindi, insiste - non sa far fronte alle sue incombenze, quindi richiede chiarimenti su chiarimenti, sino a farsi dire "te se 'n brusoegiu" cioè, un "mal di stomaco", uno "spacca maroni" o un cialtrone  o un "cagacazzi" che non sa dove inizia e dove finisce, la comprensione degli altri.

Confesso che di "brusoegiu" ne conosco taluni.  Come Taluni riscontrano in me, un "brusoegiu" che non è avvezzo a "lasciar perdere", ma auspica, desidera, ad ogni domanda, la relativa risposta. Sino alla tolleranza, s'intende - una volta esaurite la pazienza e la costanza, si giunge al "termine del percorso" con un'altra espressione gioviale del Dialetto Bustocco da strada: "a ti, s'à fa prima a metatàl in dul cù che a metatàl in dul co" (non traduco, anche in Dialetto Bustocco, lo sanno comprendere anche chi è nato da Castellanza in giù che qui chiamano tutti "merdionali".

Non è un disonore -chiaro- essere etichettati "meridionali"; specie in casa mia, costituita da Bustocchi "nativi e lavativi" dire la parola "terroni" si rischiava uno "slavadenci" (ceffone) e ciò avveniva da mamma, nei miei confronti - babbo e zio Giannino, nemmeno sapevano cosa in specie volesse dire "terrone".

Mi garba qui, una specifica (anch'essa contenuta in "ul Giusepèn" e "Giusepèn e Maria") e riguarda la differenza fra Bustocchi e Bustesi e… quel che segue. Mi vanto di essere un Bustocco "nativo e lavativo" e ciò non deve essere ululato o detto a mio disdoro. Il Bustocco (io) è colui che è nato a Busto Arsizio, da genitori e dai quattro nonni, nati a Busto Arsizio - chi non possiede queste credenziali è semplicemente un Bustese - adesso segue la spiegazione del "nativo e lavativo" - dire a un nato a Busto Arsizio, "lavativo" soltanto equivale a dire a un meridionale "bastardo" e... scusate se è poco - il "lavativo" è colui che vive a "sbaffo" a "ufo", che non ama lavorare: uno con la "caneta da vedar" al posto della "colonna vertebrale" - invece, "nativo e lavativo" significa amare il lavoro, saper lavorare, guadagnarsi "il pane", oltre, come detto,  essere Bustocco doc, nato a Busto Arsizio, da genitori e quattro nonni nati a Busto Arsizio.

Giusepèn annota, riflette, sentenzia: "a te ghe rasòn" (hai ragione) e il passo seguente si chiama per entrambi: Nocino!

Gianluigi Marcora

Leggi tutte le notizie di IERI... OGGI, È GIÀ DOMANI ›
Prima Pagina|Archivio|Redazione|Invia un Comunicato Stampa|Pubblicità|Scrivi al Direttore