Ieri... oggi, è già domani | 14 aprile 2024, 06:00

"chi ga mangia in pè" - chi mangia in piedi

"Chi ga mangia in pè, ga n'à mai a se" (chi mangia in piedi, non ne ha mai abbastanza) nel senso che "è mai sazio; vuole altro cibo".

"chi ga mangia in pè" - chi mangia in piedi

A Giusepèn, sfugge nulla. Questa poi, gli è tornata in mente (dice lui) "candu a Maria l'à menò a ca tua" (quando la Maria mi ha accompagnato a casa tua): quindi, Giusepèn, "a to menti l'e sempar dre a pensò" (la tua mente è sempre accesa e ti fa pensare). Qual è la frase che ti ha suggerito la tua immaginazione? Glielo chiedo in italiano, per non fagocitare troppo il Dialetto Bustocco da strada..

"Chi ga mangia in pè, ga n'à mai a se" (chi mangia in piedi, non ne ha mai abbastanza) nel senso che "è mai sazio; vuole altro cibo". E d'acchito so dove Giusepèn va a cogliere l'esempio. Prima mi dice che ha visto  fuori "dul Mec" (dice proprio così; si riferisce, Giusepèn al Mac Donald), "tri fioeu chi sbranèan un sanguis giganti" (tre ragazzi che divoravano un panino gigante) - val la pena qui, tradurre un inglesismo come ogni tanto facciamo col francesismo. Il "sandwec" (non so se l'ho scritto giusto), per il nostro Dialetto Bustocco da strada, lo si chiamava "sanguis" e Giusepèn vuol sottolineare la "fame dei giovani" che è sempre grande, viste le energie che i giovani sprecano.

Quindi, dalla "visione" dei tre ragazzi fuori dal Mac, Giusepèn passa ai ricordi. "Ti, te ghe disei a to moma …..preporami dù sanguis" (tu dicevi a tua mamma, preparami due panini) "e chesta chi, l'ea pàa maenda" (e questo tuo richiamo, era per la merenda) e la mamma "poa dona" qui, il "povera donna" era solo una frase di amore-materno, non certo una commiserazione.

Vero, all'epoca, due "sanguis" (panini), magari "cun dontar du feti guaiardi da salam crùu o 'n bel tocu da gurgunzòea" (con dentro -farcito- due fette sostanziose di salame crudo o un congruo pezzo di gorgonzola), servivano per placare la fame e per dare energia, dopo una partita "tirata" di calcio, sul campetto vicino casa che magari durava dalle due alle tre ore filate, senza sosta.

A questo punto, a me viene in mente una frase del Dialetto Bustocco da strada che fa baluginare gli occhi a Giusepèn. "Conta su" (racconta) mi dice - "dopu mangiò, pàa scoedi a sedi, m'à tacheàm al rubinettu dàa Zioda e s'à bèea almancu tri bucai d'acua" (dopo aver mangiato i panini, per la sete, ci attaccavamo al rubinetto situato fuori dalla cucina della Ziada e si bevevano almeno tre boccate di acqua) - meglio ora precisare: la Ziada (all'Anagrafe, Annunciata donnetta tutto pepe, alta suppergiù metri.1.50 - aspetto dinamico e arzillo più che mai, vestita sempre di nero, con sottana e grembiule lunghi sino alle caviglie, con addosso le immancabile "zucàr" (non zoccole che vogliono dire altro, ma zoccoloni) e con l'incedere da caporal-maggiore, tutta nervi che potrebbe pesare 38/40 kg, "pedogn e rebecca" gonna e maglione compresi) … .la Ziada era generosa nel concederci il "beveragiu" (il bere) e con cipiglio perentorio ci ammoniva dicendo: "fioeu bèe sin'a candu si 'n bona, ma lassemi sto'l giardèn" (ragazzi bevete sino a quando ne siete capaci, ma lasciatemi stare il giardino), per chiarire che ogni tanto, proprio dal suo giardino "spariva" qualche carota o qualche "frutto" lì per caso..

Altra precisazione, "scoedi a sedi" che rappresenta una "chicca" del Dialetto Bustocco da strada. La traduzione in italiano dello "scoedi a sedi" è (soddisfare la sete); quindi, per soddisfare (scoedi) la sete, occorre semplicemente bere. "l'e vea" (è vero) catechizza Giusepèn e dopo "du sanguis ca te mangiò ti e 'na viciua cunt'ul balòn, ga oei ul Nocino" (dopo due panini che tu hai mangiato e una interminabile partita a pallone, ci vuole il Nocino) e Giusepèn sa bene che la "viciua" non vuol dire solo "goduria" per il gioco del pallone, ma la "goduria" è estesa (o estensibile) ad altri tipi di …. prestazioni. I "baffetti furbi" di Giusepèn …..ondeggiano. So che sta evocando tempi andati.

 

Gianluigi Marcora

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