Ieri... oggi, è già domani | 01 aprile 2024, 06:00

"ul pess d'april" - il pesce d'aprile

Lo facevamo noi scolaretti con la blusa nera ed il colletto bianco - lo facevano i ragazzi, con scherzi più o meno cretini e non certo cognitivi - lo facevano gli adulti

"ul pess d'april" - il pesce d'aprile

Forse non si usa più, ma "ai miei tempi" (caspiterina….dire così, vuol dire essere antico - sic), "ul pess d'april" (il "pesce d'aprile" si "consumava" in ogni dove. Lo facevamo noi scolaretti con la blusa nera ed il colletto bianco - lo facevano i ragazzi, con scherzi più o meno cretini e non certo cognitivi - lo facevano gli adulti …. non solo i maschi-monelli che volevano darsi un tono - confesso, lo facevano pure gli adulti-maturi, coloro che il "tono" se l'erano appioppato in virtù del proprio sapere, ma pure per la loro bramosia di ignoranza.

Il tutto si "condiva" col la frase puerile e bigotta …. "pesce d'aprile" quasi per scusarsi per la risata sardonica e priva di scrupoli, quasi ad essersi "autorizzati" a compiere uno scherzo che avrebbe dovuto essere innocente, ma che in realtà faceva notare l'insipienza e la dabbenaggine di chi l'aveva compiuto.

Ricordo ancora quando alle Elementari si andava "armati" di gesso: della specie di quello utilizzato alla lavagna di classe, quando la Maestra ci invitava a eseguire un problema "dal vivo" senza l'aiuto del compito a casa, dove vigilava la mamma ed era attenta per la correzione - il gesso tenuto in tasca, non era rubato dalla dotazione scolastica - era comprato dalla "spurtineta" (cartolaia, a volte di nascosto da mamma) ed era utilizzato per rigare un compagno meno veloce, pure lui "armato" di gesso pronto a impartire la lezione dei …..cow-boy che propinavano la loro velocità nell'impugnare la colt, mentre noi avevamo il gesso che imbrattava la blusa.

Poi c'era chi, il "pesce d'aprile" l'aveva preparato a casa - le dimensioni del "pesce" erano "a piacere" e ci si accaparrava pure qualche spillo per "puntare" il pesce di carta sulla schiena del compagno che ci stava davanti. Ogni tanto, sentivi l'urlo di qualcuno. Invece della delicatezza nell'appioppare lo spillino (col pesce di carta appresso) sulla schiena del malcapitato, ci si andava con la mano pesante e la …. puntura era d'uopo.

A casa, la mamma si limitava a dire "vò ma t'e cunsciò ul camiseau" (guarda come hai conciato il camicino) e ciascuno a dire alla propria mamma …."men non ….in a stèi i me cumpagn" (non io … sono stati i miei compagni) e ci si salvava così, senza pretese e nessuno aveva detto una bugia. Voglio vedere chi si azzarda a sporcarsi col gesso sulla propria schiena. Nessuno si sognava di imbrattare la propria blusa, ma (per stare al gioco) si imbrattava quella degli altri.

Del pesce d'aprile altrui, non ne parlo. So che una volta imparata la lezione, crescendo ho sempre preso sotto gamba questa "cretinosa" (termine inesistente, ma inventato proprio ora) tradizione che (secondo me) inneggiava al sudiciume: quindi l'ho tolta dal giro  - occhio quindi al "pesce d'aprile" -innocente, ma inopportuno e volgare. E' quello che si fa senza ritegno, scrivendo delle corbellerie e spacciandole per autentiche. Giusepèn "al scorla ul co" (scrolla la testa) e non vuole entrarci in questa poco seria faccenda!

Gianluigi Marcora

Leggi tutte le notizie di IERI... OGGI, È GIÀ DOMANI ›
Prima Pagina|Archivio|Redazione|Invia un Comunicato Stampa|Pubblicità|Scrivi al Direttore