Ieri... oggi, è già domani | 28 aprile 2024, 05:00

"i usanzi"" - le abitudini

Giusepèn si chiede "ma l'è ul giustu dialetu?" (com'è il giusto Dialetto?)

"i usanzi"" - le abitudini

Prendiamo a caso, un racconto copiato da "Panzaniche in Linguaggio Bustocco", di Carlo Azimonti, edito da Arti Grafiche Bustesi del 1957 (sic) - Giusepèn vuole ribadire come il Dialetto Bustocco "da strada" sia verosimile rispetto all'epoca del racconto pubblicato, ma soprattutto dissimile da chi, il Dialetto l'ha sempre parlato, dalla nascita in poi - Giusepèn chiarisce subito che l'illustre e caro Personaggio, "pà Carleau" scrive in un Dialetto "imparato" in età matura (e non dalla nascita) che contiene talune imperfezioni fonetiche, ma pure imperfezioni grammaticali che nel Dialetto Bustocco da strada, parlato dalla "gente ruspante", non esistono. Giusepèn si chiede "ma l'è ul giustu dialetu?" (com'è il giusto Dialetto?) come a dire: a Busto Arsizio si parlava il Dialetto originale o quello "spurio" dentro cui ci stavano parole italianizzate o, addirittura, parole milanesizzate?.

Vediamone alcuni esempi - "da ti vè, Giurùmèn?" già qui si nota una differenza fra il Dialetto non originale con quello originale Bustocco - "da ti è" e non "da ti vè" dove si capisce che il "dove vai" è italianissimo, mentre il Bustocco "da strada" ci mette il "da ti è" - "induina, che cand'ha in coti t'an do u cùgià!" (indovina, che quando sono cotti, ti do il cucchiaio) - versione Dialetto Bustocco da strada "iinduina: candu in coti t'a do ul cugiò" - quindi, niente "che" prima del "candu" e soprattutto, "cand'ha" contiene un errore pacchiano di grammatica. "cand'ha" non contiene il verbo, ma significa semplicemente "quando sono" - "u" da solo, poi, è monco nel significato. Ci vuole l'articolo "ul" per dire "il" cucchiaio che, nella parlata si dice "cugiò" e non "cugià" come è pubblicato nel libro.

Andiamo avanti nel dialogo fra i due personaggi: "sa ti vè toeu" (cosa vai a comprare) c'è un discorso analogo all'esempio sopra citato: "sa ti e" e non "sa ti vè" - anche qui, segno del Dialetto "imparato" da quello "studiato" -  "te munanca da capì? A vò a impustà i brusciti pa'l sabatu grassu" (non hai ancora capito? vado a prenotare i bruscitti per il sabato grasso"  non "a vò" ma "a ò" senza quella "v" signorile, estranea al Dialetto "ruspante" - mi è nuovo il "impustà" per "prenotare", ma è "impustò" e non "impustà" la giusta dizione - "brusciti" diventa "bruscitti" e la frase finisce qui.

"ah, ti mantègni sempar i ùsanzi, ti!" il giusto è "te mantègn sempar i usanzi, ti!" per il semplice fatto che "ti mantègni" con il "ti" finale, stride anche con l'italiano, che, come è scritto nel libro si traduce in "tu mantieni sempre le usanze, tu", mentre nella correzione, la frase è "tu, mantieni sempre le usanze", senza il "tu" finale. - "sigùa! chi ca bandona i ùsanzi, i finissan a 'andà giù da stràa e perdi ul santè giùstu." quel "sigua" (sicuro) si dice "sugua" e "a 'ndà giù da stràa" si scrive "a 'nda giù dàa stràa e perdi ul santè giustu" (sbagliare per "'nda giù da stràa" e perdere il giusto sentiero. C'è poi qualche differenza fra l'elenco del menù di carnevale, che qui riassumiamo: "dumeniga grassa, risottu, mantecà" (domenica grassa, risotto mantecato) -"giuedì. stuà con i patati" - (giovedì, stufato con le patate …." stuò  cunt'i patoti" mentre nel libro c'è proprio la frase completa "con i patati" mentre nell'italiano ci vuole il "le" e nel Bustocco di si dice "patoti" e non "patate". . sono poi elencate altre leccornie che si depositano sul "taul" e non "tavul" con sempre impressa quella erronea "v" signorile, non facente parte del Dialetto, ma propria dell'Italiano  - c'è poi il "bubù" che non esiste ne nel Dialetto e nemmeno nell'italiano - è solo una storpiatura per indicare il "bere". - bello poi il detto "a snenzu a butta dul cruèl e giù sti tazin" (tolgo il necessario per "a snenzu", ma la botte in dialetto diventa "buta" e per il "cruèl" che mi è ignoto, suppongo si tratti del bancale dove è depositata la botte (tuttavia, non ne sono sicuro). Chiaro invece il "giù sti tazin" che si può tradurre in "alè con le tazzine" che ovvio, sono più capienti dei bicchieri e vista la festa, "avanti con una bella bevuta". - "fermemas chi" (fermiamoci qui) dice Giusepèn con gli esempi - tutto ciò basta per significare come il Dialetto Bustocco "imparato" dall'esimio Carlo Azimonti sia molto differente dal Dialetto Bustocco da strada, originale e parlato dalla gente semplice che non ha studiato l'italiano (e nemmeno il milanese), ma parla il vero-Bustocco a partire dalle poppate da mamma in poi!

Chi manifesta e propugna Cultura Bustocca, deve tenerne conto! Ignorare l'etimologia Bustocca, fa male al cuore e alla Tradizione!

 

 

 

Gianluigi Marcora

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