Ieri... oggi, è già domani | 08 marzo 2024, 06:00

“I dòn, a so festa” - Le donne... la loro festa

“Si fa in fretta a dire per l'8 marzo, la festa delle donne... poi guarda cosa succede”. Rifletto anch'io sul monito di Giusepèn. Senza retorica. Senza alcun ammonimento. Semplicemente per constatazione...

“I dòn, a so festa” - Le donne... la loro festa

Scende in campo, Giusepèn. "S'a fo'n sveltu a dì... àa festa di dòn... poeu va s'a ga sucedi" (si fa in fretta a dire per l'8 marzo, la festa delle donne... poi guarda cosa succede). Rifletto anch'io sul monito di Giusepèn. Senza retorica. Senza alcun ammonimento. Semplicemente per constatazione.

La Festa della Donna non è dedicata unicamente a una data che evoca soprusi antichi, sottomissioni ancestrali, convincimenti blasfemi che con la ragione hanno nulla a che vedere. La Festa della Donna non è un "uso" smodato che consente agli uomini di approfittarsi della loro forza bruta che va a nuocere sui rapporti intimi e considera la Donna, un oggetto.

La sottomissione poi, ha radici antiche; quando il genere maschile doveva provvedere a "usare" la forza per la sopravvivenza, dedicandola ai bisogni primari in casa e fuori. Poi, sempre il genere maschile, ha ritenuto opportuno barcamenarsi sul profitto e sulla convenienza, impostando la vita in un alveo che tenesse conto della sua preponderanza corporale, sottovalutando e sottomettendo il genere femminile, sempre in virtù della forza fisica e mai sotto quella intellettuale.

Non la faccio lunga: la vera forza della Donna è emersa, quando la Donna ha dimostrato la propria valenza fisica, unita a quella intellettiva: quando ha dimostrato nella "società patriarcale" di tramutarla coi fatti nella "società matriarcale" lasciando supporre al Maschio che anche la Femmina era in grado di fare di più e meglio dell'Uomo, lasciandogli credere di essere sempre Lui al centro dell'attenzione.

Al lavoro nei campi e in casa, la donna ha partecipato da protagonista, mai da comprimaria.

All'educazione dei figli, la Donna ha esercitato il proprio "potere" indirizzando la prole, non solo a esercitare la propria personalità, nel lavoro, ma (sempre la donna) ha educato i figli in taluni valori morali a cui l'Uomo ha avuto una parte minore, nell'educare. La "società paternalistica" ha dovuto riconoscere il valore della "società matriarcale", per una logica operativa evidente.

L'Uomo, il "pater familiae" doveva lavorare per accaparrare i mezzi di sostentamento e lasciava ogni incombenza alla "mater" caricata di lavori enormi: oltre ad accudire la "dimora", la donna doveva pensare al decoro familiare e all'educazione dei figli che, oltre ad attingere alle decisioni della madre, dovevano svolgere le attività lavorative, in aiuto e in supporto del padre.

Da questo preciso momento "di vita" la Donna ha palesato le proprie credenziali: tutte per effetto della propria intelligenza che ha superato la "logica" dell'operare dell'Uomo che ha trovato "comodo" delegare la propria consorte (o compagna) nei lavori casalinghi che richiedevano l'impegno di una "forza" minore, a quella del lavoro nei campi o dentro le fabbriche che cominciavano a svilupparsi.

Giusepèn è categorico: "un cervèl di dòn al ragiona pisse da che di oman" (il cervello delle donne, ragiona meglio del cervello degli uomini) ed ecco il motivo per il quale si dice "meglio le donne" in ogni campo operativo. L'Uomo è più portato alla "scoperta". La Donna, all'immaginazione!

Ora, la Società deve correre ai ripari sullo stravolgimento dei poteri. Riconoscere alle Donne le proprietà intellettive e collaborare (e non più sottomettere) la figura Femminile in ogni campo. Non più soprusi (l'esasperazione è configurata nel femminicidio da debellare), ma comprensione e collaborazione, con i ruoli ben identificati, ma mai sottovalutati. La strada tracciata è irreversibile: basta constatare il progresso delle Donne, in ogni campo di vita: in Politica, ad esempio, dentro il Lavoro, nella Scuola, nella Sanità. Dove è impegnata una Donna si stabilisce un confronto, ma mai uno scontro. Tutelare la Donna è prioritario: Lei è tutela della Vita.

Quindi, non è solo l'8 marzo a celebrare un evento, ma ogni giorno OGNI GIORNO si deve celebrare la Festa della Donna. Che non è un oggetto. Non è un monile. Non è "qualcosa" da esibire. Non è uno sfogo ai "desiderata" maschili. Non è una merce di scambio, ma è E' una Persona e come tale, la Donna va valorizzata con cognizione di causa. Una Donna può essere scaltra come si vuole, ma la sua Intelligenza riuscirà a stabilire quella vera, autentica parità di genere che troppe volte è stata millantata, ma che (attraverso l'intelligenza) verrà stabilita e valorizzata per una Vita collaborativa che offrirà valori inestimabili alla Società: non più "patriarcale" o "matriarcale", ma semplicemente società composta dal genere Femminile e genere Maschile, coi dovuti ruoli e le dovute maniere.

Nocino, please e cin-cin Giusepèn.

Gianluigi Marcora

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