Ieri... oggi, è già domani | 04 marzo 2024, 06:00

"a nidula e a scapuscia" - il succo e …. l'inciampo

Termine che nel Dialetto Bustocco da strada lo si diceva e non ho trovato scritti durante la mia ricerca, sui libri che ho consultato, editi negli anni a seguire il 1950

"a nidula e a scapuscia" - il succo e  ….  l'inciampo

In mano a Giusepèn c'è una Lettera datata 1946 "candu seu'n giuinottu" (quando ero giovanotto). Mi fa leggere, Giusepèn, taluni "passi" e non gli chiedo a chi era indirizzata la Lettera. Vedo  però, la sua firma in calce, col solo nome. E Giusepèn passa subito a dire "du paòl noei" (due parole nuove) "ca ma seu rigurgà pu da dì" (che non mi ricordavo di pronunciarle). Una è la nidula e l'altra parola, la "scapuscia" - strano a dirsi, ma "nidula" l'avevo già sentita. Frequentavo il Bar dell'Angelo dello zio Enea e ogni tanto, qualche "giuinotto" (giovanotto) parlava della "nidula".

Termine che nel Dialetto Bustocco da strada lo si diceva e non ho trovato scritti durante la mia ricerca, sui libri che ho consultato, editi negli anni a seguire il 1950 - "nidula" tuttavia, si riferisce a qualcosa succhiato - le ossa del pollo ad esempio, quando eri alle prese "cunt'ul gaò") (la coscia del pollo) o le ali del volatile, oppure non un nodino di vitello o le costine di maiale. Quando poi in tavola c'era "ul ginugèn" (ossa del ginocchia della mucca), la "nidula" la si asportava succhiando il nettare che le ossa lasciavano scorrere. Poi si "ruspèa" (rosicchiava) tutto ciò che potesse avere un liquido interno, come (per antonomasia) la colonna vertebrale dei bovini  ritenuta gustosa.

Tuttavia, il più smaliziati dei giovanotti, parlavano di "nidula" con ben altri particolari. Specificarli, non è fine, ma dentro la Parlata Dialettale Bustocca, la "nidula" voleva evidenziare quel che accade col "sesso orale" - (sicuramente, qualche gentile signora non proseguirà nella lettura del "pezzo", ma il chiarimento sulla "nidula" è lecito esporlo.

Giusepèn ha subito portato un esempio coinvolgendo la figlia Maria: "in cò, a Maria l'à ma fei da disnò ul nodino da vitèl e lu rusgnò sin'a tiaghi foea a nidula" (oggi a pranzo, Maria ha cucinato il nodino e vitello che io ho rosicchiato sino a cogliere il nettare che c'era dentro) - ecco quindi una spiegazione spicciola della "nidula" che fa parte di quel gergo-dialettale che tutti conoscono, ma che non si dice in giro, così facilmente. Mi sovviene il ritornello d'una canzone in voga all'epoca: "si fa, ma non si dice - si fa, poi si rifà - e nessun lo dice" e anche la "nidula" fa parte del …. gergo!

Parliamo ora della "scapuscia" - a chiarire il significato basta dire, inciampo, vale a dire urtare contro un ostacolo qualsiasi. Nel camminare si può inciampare in un sasso (u ciapà 'na scpuscia) e si può urtare una borsa appoggiata per terra (u ciapà 'na scapuscia) oppure si può correre e scivolare e magari cadere (u ciapà 'na scapuscia) - per chiarire insomma che la "scapuscia" è semplicemente un inciampo, accaduto per avere posto scarsa attenzione, dove si mettono i piedi oppure per avere inavvertitamente messo un piede in fallo. Come si evince, con una parola (scapuscia) nel Dialetto Bustocco da strada, si possono illustrare diverse azioni e diverse situazione. Quindi, inciampare e (quasi) sinonimo di "scapuscia" anche se, inciampare è un verbo e "scapuscia" si può definire un nome.

Giusepèn è fiero per avere riesumato parole antiche dei tempi suoi, segno evidente che il "gergo" dialettale non è utilizzato da tutti; specie da coloro che hanno imparato a parlare in casa, l'italiano e "per caso" si sono accorti che la gente comune discorreva in dialetto - da qui, ecco la differenza del Dialetto Bustocco da strada col Dialetto Bustocco, tradotto e italianizzato.

"Nogn" sentenzia Giusepèn "a parlam pulidu cunt'i paòl da Busti e non cunt'ul taliàn" (noi parliamo con le parole originali Bustocche e non con le parole italianizzate), segno che l'Originale è sempre da difendere, dalle …. volgari imitazioni!

Gianluigi Marcora

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