«Nel 2007 ero comandante della Polizia Locale di Milano. Fu allora che nacque la mia attività di giallista».
Inizia così la storia di Emiliano Bezzon, nato a Gallarate nel 1954, giornalista e comandante della Locale non solo nel capoluogo lombardo, ma anche a Torino e a Varese (qui, inoltre, dal 2021 guida il settore verde pubblico, ambiente e sport). Non da ultimo, volto televisivo e, appunto, scrittore di gialli.
«A quel tempo, tra i miei collaboratori c’era anche Fabrizio Canciani, un artista vero, scriveva canzoni e gialli. A un certo punto, mi dice che sta preparando un libro per una jam session letteraria, Delitti e canzoni della casa editrice Todaro, una raccolta di racconti a tema musica, mi propone di scriverne uno. Così, ho scritto La notte del Boss, poi l’antologia è uscita, ma io ho mollato il colpo, avevo tante cose da fare».
Eppure, nella mente di Emiliano, c’era ancora quella vocina che, a tempo debito, sarebbe tornata a farsi sentire.
I primi racconti, nella bellezza
Nel 2014, infatti, «durante un evento ho incontrato Cristina Preti, già autrice di romanzi che voleva addentrarsi nel noir. Stavamo bevendo l’aperitivo quando mi ha proposto di scrivere un romanzo breve a quattro mani». Così, Emiliano riprende in mano la penna e, nello stesso anno, pubblica Breva di morte, seguito, nel 2015, da Le verità di Giobbe.
«A quel punto, avevo voglia di scrivere da solo, ho intrapreso un percorso separato. Ho scritto un romanzo con nuovi personaggi, il capitano dei carabinieri Doriana Messina e la psicologa detective Giorgia del Rio, ora ho già pubblicato tre gialli con loro come protagoniste».
Questo è l’elemento che ha sempre caratterizzato i gialli di Emiliano: «Tutti i miei delitti sono inseriti nel contesto del bello, una città, un monumento, la natura, il mondo della musica o della letteratura. Sono sempre stato un lettore onnivoro».
Esperienze, incontri e investigazioni
Anche la scelta di Torino non è casuale: «Durante gli anni che ho trascorso in città, mi hanno ammesso a Torinoir, una congrega di 12 scrittori che mi ha coinvolto in una serie di attività, è stata una frequentazione molto stimolante, in quel periodo ho scritto molto. E poi, da studente, almeno 35 anni fa, sono stato direttore artistico del Caffè Teatro Verghera di Samarate, andavo a Zelig a cercare i cabarettisti, avevo lanciato l’idea di far venire ogni lunedì scrittori straordinari. Da allora, ho continuato a incontrare scrittori, mi piace, mi ha permesso di conoscere diversi autori».
Tutte le conoscenze e le idee che Emiliano ha raccolto negli anni sono diventate risorse preziose per i suoi scritti, per definire un suo stile: «Nei miei gialli, molto classici, non ci sono tinte forti, non c’è sangue, ci sono delitti ma soprattutto investigazioni, racconto come si svolgono le indagini».
L’esperienza sul campo, poi, si è rivelata importante nella costruzione delle trame, «avendo comandato in grandi città come Milano e Torino, ho lavorato con corpi di Polizia Municipale molto grossi, avevano anche il reparto investigativo. Mi ricorso alcuni casi, ad esempio a Milano, quando abbiamo scoperto un giro di tangenti e da l siamo partiti per un’indagine a livello nazionale, o a Torino, quando sono arrivato, nel 2017, ho trovato un reparto pazzesco, abbiamo fatto un’indagine incredibile sulla mafia nigeriana, con intercettazioni e traduzioni, ne hanno fatto anche un docufilm».
E poi, nel 2021, un’altra svolta.
Dalla carta alla TV
«Sono amico da decenni di Milo Infante, conduttore di ore 14 su Rai 2. Non ci vedevamo da tempo, quando è venuto a trovarmi a Torino, stava facendo un’inchiesta con la sua troupe sull’alcol e i ragazzini, insieme ai miei collaboratori abbiamo trascorso diverse notti nei locali, la finalità educativa era molto forte. Al mio ritorno a Varese, stavo facendo, per un’altra trasmissione, una camera car, volevamo far vedere come in una città tranquilla come la nostra si commettano tante violazioni in termini di circolazione stradale e, alla fine del 2021, Milo mi ha proposto di intervenire nella sua trasmissione».
Da quel momento, Emiliano diventa ospite fisso di Ore 14, «mi sono reso conto di quanta gente segua le storie crime, il pubblico è davvero trasversale. Ogni puntata è, a modo suo, emozionante, ne ricordo alcune in particolare, come quella in cui abbiamo ospitato la mamma di Denise Pipitone, sono quelle che ti lasciano di più, perché se parli di fatti di cronaca riesci a mantenere le distanze, ma avere lì il protagonista è toccante, rende tutto più difficile. Anche la costruzione della trasmissione stessa non è facile, è in real time, la scaletta ci viene fornita alle 12 per essere in diretta alle 14».
Un impegno importante almeno quanto i temi trattati, «ma è molto stimolante. Cerchiamo anche di mantenere sempre i toni garbati, senza trascendere nella rissa verbale né indugiare in particolari morbosi e trasmettere messaggi positivi, raccontare ciò che accade di male per fare in modo che non accada più. Noi non vogliamo dare risposte – ha precisato lo scrittore, con l’orgoglio di chi sa di stare agendo per il bene della comunità – ma continuare a porci domande, a provocare discussioni, perché abbiamo i mezzi per fare qualcosa di più della mera cronaca ed è proprio quello che a ogni puntata vogliamo fare».
Infine, Emiliano ci ha salutati con una sorpresa: «Ho appena pubblicato un nuovo romanzo, Delitti al buio, si trova in libreria e online. Si tratta di due diversi casi, i cosiddetti cold cases, ambientati a Milano e a Torino, qui c’è la Villa della Regina che, fino alla seconda Guerra Mondiale era una scuola per le figlie di militari e quale migliore ambientazione per un delitto di cui si scopre tutto in un’epoca più recente?».