È una sera come tante alla stazione centrale di Busto Arsizio, quella di venerdì 10 maggio, eppure particolare. Perché il bisogno, i volti, i timori e la gratitudine dei senzatetto sono sempre gli stessi, ma non colpiscono di meno. E perché c'è ancora l'eco della preoccupazione di pochi giorni fa, quando un uomo si arrampicò sul traliccio sopra i binari, deciso a parlare con il sindaco della sua situazione (LEGGI QUI).
Negli spazi della mensa del dormitorio frutto dell'impegno di tante realtà accanto al Comune (LEGGI QUI), questa sera c'è l'Unità di Strada della Croce Rossa, tra le presenze più assidue in questo luogo dove accorrono tante persone bisognose.
Funziona come al solito: in apparenza, non accade nulla nel pacato viavai della sera attorno allo scalo ferroviario. Occorre intercettare con lo sguardo l'apposito mezzo con il simbolo della Croce Rossa per notare quindi il discreto movimento verso quel punto di speranza: attorno, si intrecciano storie, drammi, richieste, incavolature. Poi c'è chi entra e cerca un po' di conforto, un piatto caldo, un panino, una borsa con il suo piccolo tesoro, che segna la svolta di una serata fino a quel momento a pancia vuota ma anche spesso carica di solitudine.
Quanti sono questa sera? Una quarantina, tra cui qualche donna, mentre martedì scorso si sfiorava quota cinquanta.
Alcuni sono qui accanto a fare la doccia, nel dormitorio; a uno di loro viene offerto il cibo ma risponde «No grazie». Un altro si ferma a cenare silenziosamente, poi chiede una borsa per l'amico che qui non entrerà; prima di uscire, getta la plastica nel sacco giallo e mormora la sua riconoscenza. Un altro ancora fa presente sommessamente che avrebbe bisogno di un paio di pantaloni.
Intanto i volontari della Croce Rossa tirano tutto a lucido e si preparano alla prossima tappa: andranno all'oasi Santa Chiara dai Frati, a portare il loro conforto.
Anche questa è Busto Arsizio, quella di cui viene facile fingere di ignorare l'esistenza, ma per fortuna oggi la Cri, domani altri volontari non lo faranno mai. Italiani o stranieri, che differenza fa di fronte a una mano che viene tesa a spezzare un vuoto, di fronte a un sacchetto che diventa il mondo per una sera prima.