Le foto e gli articoli sui tabelloni al museo del Tessile tracciano una via lunga 40 anni, percorsa dai volontari Avulss a Busto Arsizio. Il convegno che ha scandito la mattina di oggi, sospinge verso il futuro, come ha sottolineato la presidente Alda Acanfora.
Accanto alle persone bisognose di assistenza, a casa o in ospedale. Attenti, premurosi, con una luce dentro da offrire. «Il mondo è cambiato, ma i volontari hanno saputo contestualizzare e guardare al futuro»
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I primi passi
I differenti tempi sono confluiti grazie allo spirito immutato di quest'associazione, di volontariato impegnata a offrire alla luce dei principi cristiani, un servizio gratuito di assistenza socio sanitaria sia a domicilio sia nelle strutture appunto. Nel 1982, fu lanciato il primo corso base grazie alla professoressa Franca Rosa Tosi, in diretta collaborazione con don Giacomo Luzietti, fondatore dell’associazione promossa dall’Oari (Opera Assistenza Religiosa Infermi).
«Volontari si diventa, studiando» recita un titolo di un articolo con la foto di Franca Tosi trent'anni fa. Una convinzione, applicata con scrupolosità. Ma poi è appunto lo spirito, quella dedizione agli altri che spinge a mettersi al servizio di cui hanno anche raccontato diversi testimoni. Offrirsi e formarsi ad hoc, come pure avere un rapporto proficuo con le istituzioni.
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E le istituzioni hanno risposto "presente" anche oggi. Dopo la messa celebrata da monsignor Severino Pagani, gli interventi dei vertici associativi ma anche dell'assessore ai Servizi sociali Paola Reguzzoni. «Ci ha chiesto, cosa posso fare per voi?» rimarca Alda Acanfora. Presenti appunto l'assessore, in sala poi anche l'onorevole Maria Chiara Gadda e il consigliere Gigi Farioli.
Commossa, come tutti i presenti, nell'accogliere un pioniere anche in questo campo, il professor Fredy Suter, già primario delle Malattie Infettive all'ospedale di Busto e primario emerito di Malattie Infettive di Bergamo. È lui a far tornare indietro nel tempo, ai primi passi insieme ma anche alla lotta contro l'Aids in cui il suo reparto a Busto fu protagonista determinante. Una lotta a cui il medico di appassionò, sia in reparto sia fuori e di cui ha narrato alcuni momenti.
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Poi c'è stato l'intenso intervento di don David Maria Riboldi. Che prima ha commosso raccontando di un ragazzino che ha dovuto combattere in terza elementare contro un male, poi tenuto a bada e debellato. Una storia di speranza, perché bisogna averla dentro di sé per portarla agli altri, ma vale la pena dare spazio a un'altra virtù, la vulnerabilità: «Come scrisse Lewis, amare significa essere vulnerabili. Essere pronti a lasciarsi colpire».
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Accanto alla sofferenza, anche feriti ma sempre pronti a fare ciò che è giusto: la lezione di Franca e don Giacomo continua a richiamare tante persone e a portare sollievo nella sofferenza.