In piedi. Non volava una mosca, in San Zenone, per l’addio a Ebe Piccoli. Perché quando arriva la prof così deve andare. Di indicazioni, Ebe Piccoli, dalla sua bara adorna di fiori, non ne poteva dare. Trasmetteva, però, perfino nel momento del commiato, un esempio fatto di tante cose. Primo: passione per l’insegnamento. Secondo: rettitudine. Terzo: un affetto autentico, ricambiato, verso le persone. Un affetto privo di smancerie. E ancora: slancio verso la comunità. Slancio culturale, politico, sociale.
C’era il gonfalone del Comune, con l’assessore Sandro Rech. C’era l’insegna dei licei Classico e Scientifico. C’era una rappresentanza fatta di ammirazione e riconoscenza. C’erano, ovviamente e con emozione, familiari, amici, colleghi.
Don Luigi Pisoni ha ricordato le conversazioni con la ex preside (e nel vicino viale dei Tigli qualcosa sarà risuonato) sbocciate soprattutto in occasione delle benedizioni natalizie: «Una volta mi ha chiesto se conoscevo l’Ave Maria in greco. Sono arrivato più o meno a metà. Ho chiesto il voto: sei meno meno? No disse, facciamo sei». Brusio fatto di sorrisi, di quelli che si tollerano perfino nelle aule più austere. Ancora don Luigi: «La sua è stata un’esistenza piena di giorni e di esperienze. Piena di saperi».
A fine cerimonia, la professoressa Anna Inversetti ha ricordato come la prof non fosse una qualunque. Ma LA PICCOLI. Con sole lettere maiuscole. Dotata «…di autorevolezza, piglio fiero e combattivo, a volte ruvido». Al contempo ben disposta al dialogo, al contatto, per il «…piacere della conversazione», fra i classici della letteratura e i temi dell’oggi. Il messaggio più profondo dalla collega: l’amore per gli studenti. «Ma non con indulgenza assoluta, bisogna dire sì e no. Motivati». L’auspicio? Che la sua figura «…rimanga viva e vitale, nella comunità scolastica e in città».
Seduti. E via. Bisogna imparare.