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Calcio | 16 aprile 2022, 18:59

VIDEO. Le lacrime di Max Di Caro, l'orgoglio di Scandola, la capacità di prendere "botte" e rialzarsi: Varesina sei D'acciaio. «Un passo alla volta, arriveremo in C»

Il 5-0 aperto dall'uomo-promozione Tripoli (sono 7!) vale l'apoteosi davanti a quasi 1.000 tifosi. Lino Di Caro: «Darò un budget da metà classifica in su e i dirigenti faranno la squadra». Andrea Scandola: «Ho scelto di scendere e ho trovato qualcosa di bello». Tripolino: «Uomini veri e società sana, questo è il risultato»

VIDEO. Le lacrime di Max Di Caro, l'orgoglio di Scandola, la capacità di prendere "botte" e rialzarsi: Varesina sei D'acciaio. «Un passo alla volta, arriveremo in C»

Prendere le botte e rialzarsi, mantenendo fede alla proprio filosofia ma anche aggiungendo qualcosa in più. Non è stata la capacità di volare, come da inno, a riportare la Varesina in D (clicca QUI per la fotogallery), ma quella di non arrendersi. Di "prendere le botte" e crescere più forte, tornando al punto da dove era caduta tre anni fa dopo un playout maledetto, uguale ma diversa (uguale perché la famiglia Di Caro è sempre qui, pronta a slanci di cui pochi sono capaci, ma diversa perché è riuscita ad "allargarsi" a persone della stessa pasta, è proprio il caso di dirlo, come Andrea Scandola e Damiano Micheli ma anche a Filippo Lo Pinto, amico sincero di Lino, grazie a un filo D'acciaio - D maiuscola - semplice e ruspante). 

Partiamo da un dato prima che dalle emozioni, radunate nei video che trovate qui sotto dopo il 5-0 che vale la D contro il Settimo Milanese aperto da Pietro Tripoli, l'uomo promozione (ne ha ottenute 7) e rifinito da Poesio, che fa brillare gli occhi a Scandola perché sente molto "suo", Deodato, Bernardi ed Essan. Il dato è il numero di spettatori, ufficialmente 886 ma in realtà quasi un migliaio visto che ce n'erano anche abbarbicati sulle case attorno allo stadio: tantissimi bambini, giovani e famiglie del vivaio (questo è da sempre il bello della Varesina: i più piccolini giocano in mezzo al prato nell'intervallo e, se vogliono, anche nel campetto dietro la tribuna mentre la prima squadra vince), ma queste mille persone una volta non c'erano. E nessuna squadra della zona, anche in una o due categorie più nobili, se non in rarissime occasioni, è riuscita a portarle sugli spalti. Questi mille sono figli di radici che hanno attecchito. E i ragazzini del vivaio, crescendo, diventano anche tifosi da portare allo stadio: chi altro può dire di riuscirci come è accaduto qui, con la famiglia Varesina?

Già, Di Caro: modi di proporsi diversi, stessa anima. Max si commuove nell'intervista in mezzo al campo, Matteo convince papà a presentarsi ai cronisti, «una rarità assoluta», Lino parla e, seguendo i suoi canoni - prima i fatti, poi le parole - dice molto in poco meno di tre minuti. «Restiamo una famiglia, dal magazziniere al presidente. La costanza ci ha dato ragione. La serie D ci serviva per migliorare il settore giovanile, dall'anno prossimo sistemeremo il campo per omologarlo in prospettiva serie C, con una nuova tribuna al posto di quella vecchia, un'altra dalla parte opposta e le due curve. Il nostro sogno è di arrivare lì, un passo alla volta. Ci arriveremo con il tempo, senza pressioni e in maniera equilibrata. Io darò il budget per una squadra, spero, da metà classifica in su e poi la parte tecnica, in cui io non entro mai, farà ciò che crede».

Andrea Scandola, completamente bagnato di spumante, è orgoglioso di «essere sceso e aver trovato una vera famiglia», Max Di Caro si commuove perché lui è così, semplice e genuino come lo spirito di famiglia che sa trasmettere, Pietro Tripoli è sempre lo stesso di quando era stato decisivo per la scalata alla serie B: chiamatelo uomo promozione, anche se il segreto in fondo sta in una frase. «Le promozioni sono tutte uguali e tutte belle - dice - si mangia, si beve e si festeggia!»: se esiste un volto da abbinare alle parole "vincente " e "gruppo", è il suo. 

La Varesina è tornata in D con una dote rara: quella di tante persone felici nel vedere la felicità negli occhi degli altri, di chi gioisce per la gioia di un compagno, di un dirigente, di un padre. Questa, sì, è una famiglia.

E intanto i bambini sono ancora là, sul campo a giocare contenti. Non fateli mai smettere.









Andrea Confalonieri


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