Anche le Aler lombarde sono state coinvolte nell’accoglienza degli ucraini in fuga dalla guerra.
E quando Matteo Sabba, consigliere comunale della Lista civica per Antonelli sindaco, ha letto sulla stampa che potranno essere messe a disposizione alcune decine di appartamenti extra graduatorie anche a Busto e Varese, non ci ha più visto.
Si tratta di appartamenti vuoti destinati alla vendita: nessuno in graduatoria perde ovviamente l’abitazione.
Ma questo non placa l’esponente della maggioranza bustocca. «Ci sono situazioni tragiche nelle nostre città – osserva –. Da tempo si parla dell’emergenza abitativa che riguarda chi vive in Italia, in Lombardia, in Provincia di Varese, a Busto Arsizio».
Sabba ha già avuto modo di sfogarsi sui social. «E qualcuno – spiega – mi ha chiesto che cosa dovevamo dire agli ucraini. Quello che diciamo agli italiani, ho risposto. Le persone sono tutte uguali e se gli italiani da anni si sentono dire che non ci sono appartamenti, la stessa cosa andava detta in questo caso, puntando piuttosto su soluzioni di emergenza».
La polemica sollevata da Sabba non riguarda chi fugge dalla guerra. «Gli ucraini meritano tutto il rispetto e tutta l’attenzione – precisa –. Io mi impegnerò perché la città faccia quanto possibile per aiutare qualunque persona abbia bisogno di una mano, di qualsiasi colore, nazionalità, etnia, religione».
Ma Sabba pretende che la stessa attenzione venga riservata «al vicino che si ritrova senza casa. Non farlo significa essere distanti dalla realtà».
E si aspetta che quelle stesse abitazioni destinate alla vendita e non alle graduatorie per gli affitti vengano usate anche per le persone che aspettano una casa.
«Sia chiaro: io ce l’ho con Aler – sottolinea l’esponente della lista Antonelli –. Non punto il dito contro l’amministrazione, la cui unica colpa è quella di non arrabbiarsi seriamente con Aler e Regione Lombardia.
E per l’ennesima volta ribadisco che bisogna ristrutturare tutto il mondo dell’abitazione popolare.
Questo argomento deve rientrare nelle possibilità del Comune, che deve poter assegnare le case direttamente. Il Comune è sul territorio, ne conosce le esigenze, i veri e i falsi poveri».
Non manca però una richiesta verso la “sua” amministrazione: «Se concordiamo che quella abitativa sia una vera emergenza, batta finalmente i pugni sul tavolo. Anche con gesti eclatanti, incatenandosi quando necessario. Gli amministratori comunali sono votati dai cittadini e devono difenderli in ogni modo».