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Storie | 18 febbraio 2022, 15:00

Quello che non possiamo mostrarvi dei bambini di Haiti

Una mamma bruciata con il suo bimbo sulla strada e quella fila di piccoli su cui piangono i genitori. Nella Kay Pè Giuss, pur minacciata dai banditi e dal periodo più tormentato e povero che mai del Paese, si lotta ogni giorno per portare luce e speranza: ecco perché anche oggi vi porgiamo la foto del sorriso di una piccina. Ma fuori, l'orrore dilaga

Rebecca, un sorriso e un raggio di luce nel buio che circonda la Kay Pè Giuss ad Haiti

Rebecca, un sorriso e un raggio di luce nel buio che circonda la Kay Pè Giuss ad Haiti

Appena postate le immagini dei bambini festosi nella piscina della Kay Pè Giuss, piomba su di noi il buio di Haiti. 

Quello che si sprigiona tutto attorno alla casa d'accoglienza di suor Marcella Catozza. Sono fotografie che straziano e tolgono il respiro, fotografie che non vi mostriamo, non possiamo e non vogliamo mostrarvi per rispetto a quelle persone inghiottite dall'oscurità.

Una fila di bambini che sembrano dormire, ma non è così: lo si capisce, scrutando con pietosa attenzione, che quei piccoli non ci sono più se non con gli esili, immobili corpicini. Accanto a sé, hanno i genitori che gridano, straziati, e quel pianto arriva fino a noi.

È una scena che già ci ha ferito abbastanza, ma che non possiamo più fingere di non vedere. Scegliamo di non mostrarla, ma intanto fa già parte di noi, della consapevolezza che non stiamo capendo niente e forse non potremo capire mai dell'orrore di Haiti. 

Poi, arriva un'altra immagine, che - se possibile - ci schiaccia ancora di più. C'è una mamma, riversa sulla schiena, le braccia sopra la testa a formare un ovale: come un segno di resa o come un battito di ali. Aggrappato alla sua coscia, con la testolina sulla sua pancia, c'è il figlio. È un bimbo piccolo, una mano è appunto sulla parte superiore della gamba di mamma, l'altra come sospesa nell'aria e in parte ripiegata. 

Mamma e figlio sono stati dati alle fiamme.

Vicino c'è un secchio vuoto, forse usato vanamente per spegnere il fuoco. Attorno si scorgono i piedi di sei persone che evidentemente stanno osservando quella scena drammatica

Non abbiamo voluto mostrarvi queste foto, ma raccontarvele sì: perché se il primo atto sarebbe irrispettoso, il secondo è doveroso. Con povere parole, di fronte a un immenso dramma, cerchiamo di condividere un grido di dolore che non sfiora mai questo nostro super informato mondo. 

La miseria, la malattia (è arrivato anche il Covid, che ha probabilmente ucciso anche alcuni bambini della Kay, probabilmente perché qui non si è certo soliti accertare le cause dei decessi), la violenza padrone delle strade di Haiti. 

Certo, continueremo a raccontarvi la speranza della comunità di suor Marcella ed ecco perché accogliamo un'altra foto, quella di Rebecca che sorride radiosa nell'acqua fresca della piscina. Suor Marcella ci dice così: «Il sorriso di Rebecca ti cambia la giornata!».

Persino se la giornata è stato questo inferno, che senza sosta si affaccia su Haiti stravolgendo la vita di uomini, donne e bambini. D'altro canto, la speranza è l'unica arma contro questo scempio quotidiano. Avrebbe bisogno però di essere ascoltata e sostenuta, per poter crescere, per non spegnersi: la sua fragilità si lega anche al ricordare che i banditi stanno chiedendo soldi per non nuocere ai bambini della comunità.

Marilena Lualdi

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