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Storie | 05 gennaio 2022, 07:00

Il Falò dei Magi che non si vede, ma arde da Busto ad Haiti

Lo storico Club dei Nasi ben prima del Covid ha dovuto rinunciare alle fiamme della tradizione in piazza Cristoforo Colombo: questa sera celebrerà nella sede e aiuterà suor Marcella Catozza, perché ha fiuto per gli affari ma anche per la solidarietà

Il bassorilievo posato dal Club dei Nasi nel 1997

Il bassorilievo posato dal Club dei Nasi nel 1997

Il falò dei Magi è stato spento dalla burocrazia, non dal Covid: ormai quasi dieci anni fa. Ma c'è sempre una duplice fiamma che arde: quella del piacere di stare insieme a tavola e di fare del bene.

Nulla può fermare il Club dei Nasi a Busto Arsizio, che questa sera si riunirà nella sede di via Fratelli d'Italia 7. Una celebrazione contenuta, secondo le norme. Gino Valenti e gli altri amici della storica associazione cittadina ceneranno e anche quest'anno uniscono le forze per aiutare qualcuno. Ancora una volta, si muoveranno per suor Marcella Catozza e la gente di Haiti, tormentata dalla miseria e dalla violenza. Servono aiuti, bisogna alimentare la speranza che la missionaria bustocca sta tenacemente seminando nel Paese più povero del mondo.

Il Club dei Nasi non si tira certo indietro, perché questa tradizione è troppo sentita e non va dimenticata: la Vigilia dell'Epifania. Busto ha una radicata devozione per i Re Magi, le cui spoglie furono trafugate a  Milano dal Barbarossa e inviate a Colonia, dunque passarono di qui. Ma non manca la leggenda, per cui in realtà i Re Magi  si trovarono a Busto Arsizio, dove furono disorientati dalla nebbia. Per fortuna, i volenterosi bustocchi si adoperarono a scacciarla con un rogo e li rimisero in cammino seguendo la cometa. Il tutto è stato ricordato con il bassorilievo in piazza Cristoforo Colombo posato dal club nel 1997.

Al vedere la stella provarono una grandissima gioia...

Le nuove norme avevano reso impossibile procedere con falò e degustazione in piazza, ben prima del Covid. Ma questo clima d'amicizia particolare nel club dei Nasi non si spegne. «Siamo tra le associazioni più storiche - ribadisce chef Valenti - e nasi perché si aveva fiuto per gli affari». Anche per la solidarietà, che è l'affare più bello, più autentico.

Con una speranza che brucia con la stessa intensità: quella che si avvicinino le nuove generazioni. Che sappiano preservare questo falò, invisibile solo agli occhi.

Ma. Lu.

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