«La mia dimensione… minuscolo di fronte all’immenso». Lorenzo Scandroglio sapeva fare – anche – questo. Unire la forza poetica delle parole a quella delle immagini, a partire da quelle delle sue vette. E ce le faceva sentire vicine, quasi le potevamo sfiorare persino nei momenti in cui non potevamo raggiungerle.
Quella frase, come un verso, vergata poco più di un mese fa sul suo profilo Facebook procura oggi dolore e pace insieme. Perché Lorenzo manca già terribilmente a tutti coloro che hanno avuto la fortuna di incontrarlo (LEGGI QUI). Di compiere un pezzetto di vita insieme o uno più lungo, con la medesima intensità. Di conoscerlo da ragazzo e poter condividere le delizie della cultura davanti a una pizza nella sua Gallarate, con gli occhi che brillavano di fronte a un nuovo progetto. Oppure di scalare insieme sogni e monti.
Lorenzo e lo stupore che la poesia sa suscitare sempre. Lorenzo giornalista, scrittore, infaticabile nello scrivere e capace anche di far vibrare lo spazio virtuale. Lorenzo immerso nella sua montagna, in un’armonia che esprimeva in tutte le forme, vivendola concretamente e narrandola con rara profondità.
Anche in quest’interminabile anno, in cui spesso ci siamo sentiti rinchiusi in un limbo, Lorenzo ci ha fatto respirare il senso inattaccabile della natura e la sua presenza, con «le piccole creature del bosco, indifferenti a tutto ciò che ha toccato noi esseri umani, che continuano la loro vita».
Il nostro arretramento, come lo definiva, e il loro avanzare piano piano uscendo allo scoperto: dalle bestiole alle stelle persino. Grazie a lui ci siamo sentiti minuscoli tutti, davanti all’immenso, senza caricarci di un ruolo o un significato superiore alle altre creature.
E minuscola è ogni parola di fronte all’immensità di queste sensazioni e riflessioni, che ci ha aiutato a vivere Lorenzo. C’è solo un grazie, che vogliamo posare piano piano per non disturbare il silenzio delle sue vette.