Tensione durante il Consiglio comunale di martedì 25 novembre a Gallarate. Massimo Gnocchi, consigliere di Obiettivo Comune Gallarate, interviene con una nota stampa dopo che il presidente del Consiglio, Marco Colombo, gli ha negato la possibilità di concludere il suo intervento dedicato al recente episodio di violenza ai danni di una donna gallaratese.
Gnocchi definisce l’interruzione «poco democratica», sostenendo che la rigida applicazione del regolamento gli abbia impedito di chiudere «in pochi secondi» un discorso che riteneva necessario, soprattutto in un momento di forte sensibilità per la città. «Avevamo scelto il silenzio, salvo un unico post, per rispetto e solidarietà verso la vittima», spiega il consigliere, sottolineando come la sua intenzione fosse quella di affrontare «temi e verità evidentemente scomode».
Durante il suo intervento, Gnocchi aveva presentato alcuni dati del Ministero dell’Interno sulle violenze contro le donne, con l’obiettivo – afferma – di sfatare «molte convinzioni da bar» sulla provenienza degli autori di questi reati. Stava inoltre introducendo una riflessione sul termine remigrazione, concetto che, a suo giudizio, andrebbe compreso e contestualizzato.
Secondo quanto riportato dal consigliere, il termine è stato definito in un articolo della RSI del 17 agosto 2025 come un vocabolo che, pur apparendo neutro, «porta con sé connotazioni razziste» e «richiama l’antica retorica dell’invasore da respingere». La sua diffusione nel dibattito politico, sostiene Gnocchi, finirebbe per alimentare paure e tensioni sociali. In quest’ottica giudica «fuori luogo» l’idea di una manifestazione su questo tema nel pieno clima natalizio, sottolineando come tale scelta appaia «lontana dai valori cristiani» spesso richiamati nel dibattito pubblico.
Gnocchi punta anche l’attenzione sul «silenzio assordante» che, a suo dire, molte forze politiche stanno mantenendo sulla vicenda, ma allo stesso tempo invita chi starebbe organizzando contromanifestazioni a fare un passo indietro. «Scendere allo stesso livello – afferma – significherebbe soltanto blindare ulteriormente la città, penalizzare il commercio e creare disagi senza alcun beneficio reale per la sicurezza».
Il consigliere conclude con un richiamo all’identità della città: «Gallarate chiede sicurezza, fermezza, tutela, ma non è e non è mai stata una città che discrimina. Non lo è nelle sue strade, non lo è nella sua gente, non lo è nella Gallarate che conosco da sempre, da quando sono nato qui, nel nostro ospedale, 55 anni fa».














