IL RICORDO. Lorenzo e la montagna incantata che vorremmo riabbracciare

È trascorso un anno dall'addio pronunciato con il cuore pesante a Gallarate, ma le immagini e le pennellate gentili di Lorenzo Scandroglio nella sua montagna ci riportano a uno dei tanti stati di grazia in cui sapeva condurci. Come quando sussurrava sul suo profilo social: «No time, no space, questo pazzo, assurdo meraviglioso perdifiato». E nel video correva il suo cagnolone, spensierato, sul manto candido della vetta, ma anche gli sci sfrecciavano e allo stesso tempo accarezzavano quella distesa.

È trascorso un anno, eppure neanche un giorno, perché il tempo si perde davvero quando si ripensa a ciò che ha sprigionato nella sua esistenza il poeta, giornalista, grande amante della natura e delle vette, scomparso a soli 52 anni. E anche dopo, perché le sue parole, le immagini restano lì a guardarci dentro: i suoi scritti, le frasi affidate agli amici o ai visitatori del rifugio con un sorriso che profumava di libertà.

Restano dentro anche le nostre ferite. La montagna - che sembrava incantata, ma con garbo chiedeva rispetto - oggi vorremmo riabbracciare, dopo i ripetuti gridi di dolore culminati nella tragedia della Marmolada. Ci sembra perduta, eppure da qualche parte deve stare, ci deve perdonare, deve essere più forte della nostra follia così differente da quella buona che citava Lorenzo.

Ecco, Lorenzo oggi è immerso in quella cornice senza spazio e senza tempo, ma lo sentiamo vicino come se ci confortasse. E come se confortasse lei.