È sempre speciale la messa solenne del Santo Patrono celebrata nella basilica di San Giovanni dopo il conferimento della civica benemerenza e dei “grazie” della città (leggi qui).
Quest’anno, però, lo è stata ancora di più. La funzione, infatti, è stata concelebrata da monsignor Claudio Livetti, storico prevosto della città che pochi giorni fa ha compiuto 90 anni (leggi qui).
Per lui subito un applauso scrosciante. «Caro Claudio – ha esordito monsignor Severino Pagani – tu conosci tante cose e tante persone della città. Ci affidiamo alle preghiere che ogni giorno reciti per noi: ci sono di grande sostegno. Oggi noi preghiamo per te, sperando ci siano ancora molti anni di intensa comunione fra noi e te e per te con il Signore».
«Non farò un discorso programmatico, come quando ero un prevosto – qualcuno diceva – terribile», ha scherzato Livetti all’inizio della sua omelia, incentrata su tre momenti della vita di San Giovanni Battista: l’inizio gioioso, il ministero coraggioso e il glorioso martirio.
Dicendo di non ritenersi degno nemmeno di slegare i lacci dei sandali del messia, il santo ci ha lasciato un importante insegnamento: «Essere capaci di fare un passo indietro. San Giovanni ci insegna a non crederci supereroi, ma a parlare poco, dicendo cose vere, utili e di cui siamo certi. Promettere solo ciò che si può mantenere, fare ciò che è buono e serve al prossimo. Rispettando tutti, soprattutto i più deboli e gli indifesi».
Un messaggio di umiltà che riguarda ognuno di noi. «A me – ha proseguito – arrivato a 90 anni, San Giovanni Battista suggerisce di non darmi delle arie perché sono il prevosto più longevo da cento anni a questa parte. La longevità non è un merito, ma un dono. Io mi metto in disparte nella preghiera. Giovanni Battista è l’allenatore di tutti noi nella ginnastica del passo indietro».
Un messaggio «non programmatico», ma su cui ciascuno - autorità presenti nelle prime file della basilica e semplici cittadini - potrà fare una riflessione.