Ieri... oggi, è già domani | 05 febbraio 2021, 06:00

..... i baracòn ....

Le feste di paese sono (quasi) diventate demodè....non si usano più. Oppure sono sottostimate

..... i baracòn ....

Le feste di paese sono (quasi) diventate demodè....non si usano più. Oppure sono sottostimate, come un'automobile antica che ha conservato il fascino e l'eleganza di un tempo, ma che oggi è obsoleta e che mostra nella linea, nell'andatura, nelle prestazioni, la ....vetustà degli anni, di fronte al progresso inesorabile che butta sul mercato modelli sempre più nuovi, più tecnologici, che consentono di guidare senza più provare l'emozione del cambio delle marce o delle frenate.... compiute senza frenare, ma soltanto scalando le marce.

Anche Busto Arsizio, città opulenta per antonomasia e dedita essenzialmente al lavoro, aveva le sue "brave" feste paesane. Un po' a ragion veduta e durante certe ricorrenze, da realizzare nei vari Rioni cittadini. A San Giuseppe (ad esempio (19 marzo) e Giusepèn me lo sottolinea "ga gnea giù i baracòn al campettu" (c'era il Luna Park al "campetto" ....via Formazza), con tanto di giostre, tiro a segno, calcinculo, pista di go-kart, pista con macchinine, autoscontri, botteghe con "marroni" (castagne), frittelle, bomboloni, torroni e leccornie varie.

Già dal mattino la folla si accalcava per qualche ora di svago ....diverso dal solito. C'erano le sale cinematografiche che in quei giorni si riempivano dopo la passeggiata ai "baracòn". La festa era il ritrovo di amici che da tanto tempo non si frequentavano, che anelavano a "diventar bambini" per il gusto di "misurare la forza" o di sparare al "tiro a segno". Confesso (e lo dico a Giusepèn), amavo cimentarmi con gli amici sulle piste dei go-kart.....quelle a "otto" con tanto di saliscendi che se non stavi attento ti portavano fuori pista. Prenotavamo le corse, in modo da consentire a tutti noi, la sfida....quella a "chi perde paga" con un'autentica classifica dove i primi tre classificati correvano gratis e gli altri (a volte altri tre, ma si arrivava perfino a otto) si dividevano l'intera spesa.

A volte bastavano due corse per eliminare chi non aveva più soldi in tasca e che ovviamente non si era classificato nei primi tre ....e costoro dovevano fungere da spettatore e fare il tifo per gli altri.

E' successo anche a me. Non lo nego. Per fortuna, però capitava poche volte di essere "sbattuto fuori" dalla mischia. Ognuno aveva la sua "tecnica di corsa". La mia consisteva di lasciare a due o tre go-kart di giungere alla curva "maledetta" (quella che lasciava passare un'unica vettura), "tartassando" le altre che, gioco forza si "frantumavano" sui cordoli di protezione....quindi passavo. Poi, da spericolato (come del resto gli altri) si mostrava il "fegato" nei sorpassi, nelle curve, sui rettilinei. Bastavano pochi centimetri prima di affrontare la curva per essere superati o per dovere arrancare nella rincorsa. Sentivi l'adrenalina scoppiare nel cervello. Non si ascoltavano le urla di incitamento e non si vedeva altro se non la curva. Addirittura si vedeva appena la vettura che avevi di fianco e, con la coda dell'occhio, quella dell'altra parte. Poi, la sirena dell'arrivo (dopo il tragitto da ripetere sette/otto volte) c'era il "giudice" che stilava la classifica. Quando si vinceva era come avere in tasca il Gran Premio di Formula 1.

Giusepèn ammicca e se la ride e talvolta interviene per un "tuci violtàr a ghèi mia da cò" (voi tutti non avevate testa - nel senso di mancanza d'intelligenza nell'eseguire quelle manovre spericolate) e, ci si divertiva un sacco. Prima di raccontare gli altri giochi, devo però citare un ragazzo (di allora). Taciturno, biondino, aspetto trascurato, emaciato... che appena sentiva il "profumo della festa di Paese" si presentava dal gestore dei vari giochi, per lavorare. Faceva di tutto: ritirava i gettoni dei bimbi sulle giostre, quelle del tiro a segno, delle freccette, e pure quelle della pista dove noi si aveva il diritto di correre senza interruzioni. Mai a divertirsi, come tutti gli altri.

Talvolta gli si chiedeva il perchè del suo atteggiamento. Non rispondeva a parole. Aveva solo un gesto di "misericordia" e sgattaiolava via. Tra noi, solo supposizioni. Pensavamo addirittura fosse muto. L'ho incontrato circa un mese fa, quel "ragazzo" e il suo aspetto non era mutato...anzi lo vedevo peggiorato. Fu lui a riconoscermi per primo..... mi ha raccontato della sua vita grama; degli insuccessi, dei lutti, delle ....angherie che gli erano capitate. Quando ha chinato il capo, gli ho messo la mano sotto il mento. Cammina a testa alta (gli ho detto). Ne hai diritto. Ne hai facoltà. L'ho riferito a Giusepèn che ha annuito, ha ciondolato la testa, poi ha allargato le braccia e ha sospirato. Gli altri giochi, ve li racconto un'altra volta:

 

Gianluigi Marcora

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