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Eventi | 14 gennaio 2021, 13:07

Sant'Antonio, fuoco, riti e cibo che uniscono un territorio

Lo storico Luigi Giavini racconta il filo che avvolge questa festa da Varese, Busto Arsizio e altri Comuni: «Tutta una memoria di fuochi»

Il Varesotto è tutta una memoria di fuochi per Sant'Antonio e non solo, ricorda lo storico Luigi Giavini

Il Varesotto è tutta una memoria di fuochi per Sant'Antonio e non solo, ricorda lo storico Luigi Giavini

Lo storico di Busto Arsizio Luigi Giavini trasmette la potenza della tradizione che accomuna i territori, anche nei suoi racconti appassionanti, diffusi via Whatsapp.

E se il falò è riferimento a Varese, anche il resto del territorio ha le sue tradizioni legate al 17 gennaio.

«Sant'Antonio, tutta una memoria di fuochi nel varesotto e non solo, fuochi a base di ginepro sui monti, fuochi protagonisti di una ideale gara tra paesi e tra clan per dimostrare qual era il più bello. Il vincitore diventava una autorità per tutto l'anno rispetto a tutti gli altri paesi e famiglie.

Oggi il tradizionale falò di Sant'Antonio a Varese attrae una moltitudine di gente. A Busto Arsizio invece niente fuochi a Sant'Antonio ma un bel tondo di cazzöla.

Sono varianti di una antichissima tradizione che ci riporta alle nostre  origini e di cui ho scritto in "Spira aprile e maggio nasce" e da cui traggo questo pensiero: "Si potrebbe dire parecchio sui cibi rituali a base di maiale che erano d'obbligo nelle feste propiziatorie di pieno inverno, dalla "misurina" di Cocquio che nella credenza popolare preservava dalla puntura di insetti e zanzare durante l'estate nei lavori dei campi, al nostro risotto con la luganega con tanto di rogo della Giöbia l'ultimo giovedì di gennaio, alla cazöla tradizionale del giorno di Sant'Antonio detto del purscell, Santo che avrebbe sostituito nella fedascia popolare il dio celtico Lug, entrambi proprio con gli stessi simboli: il bastone, la campanella e il maiale, animale sacro per i Celti.

Non dimentichiamo che a Milano (che fu fondata dai Celti) il 17 gennaio si lasciavano circolare liberamente i maiali perché la tradizione diceva che così avrebbero portato via il male detto "fuoco di Sant'Antonio". Questa usanza venne abolita dal governatore Ferrante Gonzaga nel 1548. Lug e Sant'Antonio avevano in comune anche gli stessi poteri sul fuoco e a questo proposito ricordo che a Busto Arsizio il 17 gennaio alle 4 del pomeriggio le tessiture si fermavano per invocare da Sant'Antonio, la cui immagine non mancava mai negli stabilimenti, la protezione dagli incendi, pericolo costante per gli ambienti intrisi di polvere di cotone. Ricordo di smontare il presepe in questo giorno 17, perché i Re Magi sono arrivati a Busto portando come ben sapete il cuén per la cazöla e poi se ne vanno verso i loro paesi. Nel manoscritto di Antonio Maria Petazzi, per l'anno 1743, si legge: "A dì17 Gennaro, giovedì, essendo priore della confraternita del santissimo Sacramento il signor Francesco Petazzi mio cugino, diede il pranzo ecc con dolci ecc. " Suppongo che il piatto principale sia stata la cazöla, e probabilmente all'inizio avranno detto una preghiera di ringraziamento ai Re Magi così  tanto venerati a Busto Arsizio. Buon pranzo! Assa! Alégher!»

Redazione

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