Un presepe "scomposto": è la ricetta per il Natale che ha preparato e sta preparando la parrocchia di Sant'Edoardo a Busto Arsizio. Per i fedeli, è ormai una consuetudine entrare in chiesa e scoprire un nuovo tassello del grande racconto della Natività.
«Un presepe fatto a pezzi che piano piano si compone - conferma don Antonio Corvi - Il tema è quello che ci ha accompagnato nell'Avvento, grazie al suggerimento dato dal nostro Vescovo nella lettera pastorale: la CHIESA. Infatti una delle immagini usate nella Parola di Dio per indicare la Chiesa è proprio il gregge». Si è partiti con l'inizio dell'Avvento ponendo all'ingresso della chiesa un piccolo gregge guidato da un pastore «che assomigliava a Gesù - continua il parroco - nel Vangelo Gesù si autodefinisce Buon Pastore». Il gregge guarda verso l'altare e lì successivamente è stata tracciata la meta del suo cammino, quindi la fine dell'Avvento e il Natale con l'arrivo di Gesù. Portare tutti a Gesù, è il fine della Chiesa.
Sull'altare in disparte è fiorita tuttavia un'altra piccola scena: una pecora e un capretto da soli, in un recinto. Tranquilli, ma appartati. «A rappresentare chi si sente un po' estraneo, oppure escluso, oppure impigrito... e perciò "lontano". Ma anche qui una possibilità c'è ed è costituita dalle candele della corona dell'Avvento: ogni domenica una piccola luce accesa dalla Parola di Dio può riportare a Gesù... e nella comunità cristiana». Dall'altra parte ci sono i Magi, che portano culture e testimonianza di popoli diversi, perché tutti possono andare verso Gesù. Ma non è finita, perché «questa settimana il Buon Pastore è andato a cercare la pecora e la capra solitari e si è messo lì, dietro il recinto, a chiamare chi si è perduto».
Domenica 21 accadrà altro ancora, che non spoileriamo anche se la direzione è chiara come il messaggio e tutto si completerà la Notte di Natale; anzi, ci saranno ulteriori tappe, quella finale con l'Epifania.
Un viaggio che coinvolge tutti e rimette in modo anche la speranza.



















