Ci sono figure che attraversano la vita delle persone con una discrezione silenziosa ma indelebile. Quando se ne vanno, il vuoto che lasciano non è solo affettivo: è memoria, riconoscenza, un pezzo di storia personale e collettiva che si chiude. È ciò che accade in questi giorni con la scomparsa del dottor Giuseppe Chiodo, morto all’età di 96 anni, dopo una vita spesa al servizio degli altri. I funerali sono stati celebrati oggi nella basilica di San Giovanni a Busto.
Nato in Calabria - spiega la figlia Antonella -, si era laureato a Milano e per tanti anni ha svolto il suo operato a Madesimo. Quindi ha fatto il medico di base a Fagnano e anche a Busto. Lavorava all'Inail e si occupava dei tossicodipendenti. «Un grande medico, pediatria e ortopedico» sottolinea. Un medico “di una volta”, direbbero in molti, ma con una modernità di cuore che non invecchia. Aveva sempre le intuizioni giuste per prendersi cura delle persone ed era estremamente generoso. Un uomo di poche parole, ma diceva quelle che contavano.
Sì, perché medico di grande esperienza e di altrettanta umanità, Chiodo apparteneva a quella generazione di professionisti che consideravano la medicina una missione, prima ancora che un lavoro. Sui social il cordoglio dei fagnanesi è unanime, spontaneo, sentito. I messaggi lo descrivono con parole che parlano da sole: “molto serio”, “bravissimo”, “scrupoloso”, “ottimo”, “sapeva il fatto suo”, “uomo speciale”, “medico vero”. Un coro di ricordi che conferma la statura umana e professionale di chi, per anni, è stato un punto di riferimento sicuro.
Chi lo ha conosciuto racconta di un medico sempre presente, attento, preparato. Uno che non si limitava a curare, ma che sapeva appunto ascoltare. Che entrava nelle case con gentilezza e determinazione, portando rassicurazione prima ancora delle terapie.
A piangerlo sono la moglie Anna, le figlie Elena, Antonella e Paola e i nipoti Riccardo, Nicolò, Valentina e Tommaso, che custodiranno per sempre il valore del suo esempio.
Il dottor Giuseppe Chiodo se ne va lasciando dietro di sé una lunga scia di gratitudine. E il ricordo autentico di un medico che ha saputo fare la differenza. Sempre.














