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Cultura | 17 ottobre 2025, 18:15

VIDEO E FOTO. Quando la fede sfida la notte: Delpini a Olgiate per rendere omaggio ai beati alpini Gnocchi e Olivelli. «Un lavoro prezioso e necessario»

L’arcivescovo di Milano ha visitato la mostra “Come stelle nella notte della storia”. Un percorso di fede e memoria, curato dal Gruppo Alpini guidato da Stefano Pavesi, che intreccia storia, simboli e testimonianze. Con due vite luminose che insegnano ancora oggi a vincere l’odio con l’amore

Nel silenzio intenso della chiesetta nel giardino del Comune di Olgiate Olona, la storia ha ripreso voce. L’arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini, ha varcato la soglia della mostra “Come stelle nella notte della storia”, accolto dal calore di una comunità che custodisce con orgoglio la propria memoria. A riceverlo, il sindaco Giovanni Montano, insieme al vicesindaco Leonardo Richiusa, all’assessore Fabio Longhin, al capogruppo di maggioranza Nicola Puddu, al comandante della polizia locale Alfonso Castellone, al parroco don Giulio Bernardoni, al presidente della Pro Loco Artemio Paletti, all’ex assessore Mauro Carnelosso – ideatore della mostra – e al cappellano don Edoardo Mauri.

Alle 15.30 in punto, con passo discreto ma deciso, Delpini ha raggiunto Villa Gonzaga, dove il sindaco ha illustrato la storia del luogo. Poi, guidato da Stefano Pavesi, capogruppo degli Alpini e anima dell’esposizione, l’arcivescovo ha visitato i pannelli dedicati ai beati alpini don Carlo Gnocchi e Teresio Olivelli, lasciandosi coinvolgere dalla loro potenza spirituale. «Un lavoro prezioso e necessario», ha detto Delpini, ringraziando i promotori per aver saputo intrecciare fede, storia e identità. (VIDEO)

Due eroi nati per amare

A ottant’anni dalla fine della Seconda guerra mondiale, la mostra degli Alpini di Olgiate non è solo un omaggio al passato: è un atto di testimonianza. Racconta le vite di due uomini che hanno scelto l’amore in tempi di odio, la speranza nel cuore del dolore, la fede nella polvere dei campi di battaglia.

Don Carlo Gnocchi, cappellano degli Alpini, dedicò la sua vita ai mutilatini, simbolo vivente della carità cristiana.
Teresio Olivelli, giovane intellettuale e resistente, fu il “ribelle per amore” che affrontò la barbarie nazista con la forza del perdono. Morì nel campo di Hersbruck nel 1945, dopo aver difeso un compagno dalle percosse di un kapò.

Due vite diverse, ma unite dallo stesso sguardo verso il cielo. Due stelle che, anche oggi, continuano a indicare la via.

L’allestimento che parla il linguaggio dei valori

Il percorso espositivo, realizzato con rigore e passione da Stefano Pavesi e condiviso con il Gruppo Alpini di Olgiate, è un intreccio di simboli e colori. Il bianco, scritto di pugno da Pavesi, unisce e purifica; il verde dà voce ai sopravvissuti, segno di speranza; il rosso, che raccoglie le parole di Olivelli, è il sangue del sacrificio e dell’amore. Insieme formano il tricolore, emblema non solo di patria ma di valori eterni: fede, libertà, solidarietà.

La mostra su don Gnocchi è stata concessa dalla Fondazione Gnocchi, mentre quella su Olivelli è inedita, nata da otto mesi di ricerca tra archivi, vecchi libri, testimonianze e materiali del Museo Nazionale Storico degli Alpini di Trento

Teresio Olivelli, il ribelle che amava i nemici

Nato a Bellagio nel 1916, laureato in legge, Olivelli fu un giovane brillante, ma soprattutto un uomo libero. Si oppose al regime fascista non con la violenza, ma con l’amore. La sua celebre “Preghiera del ribelle per amore” è il manifesto di una fede che non teme il rischio, di un eroismo che nasce dal Vangelo: “Signore, facci liberi e forti”.

Nel buio dei lager, Olivelli scelse di restare uomo, fino all’estremo sacrificio. La sua voce è oggi un faro per chi crede che la resistenza più grande sia quella dell’anima. 

L’omaggio dell’arcivescovo e un viaggio che continua

Al termine della visita, monsignor Delpini ha ricevuto in dono un album con i pannelli dell’esposizione e il gagliardetto del Gruppo Alpini. Poi, accolto nella Sala Giunta, ha espresso il suo grazie: «Don Gnocchi e Olivelli sono due alpini lombardi che ci insegnano a contestare l’odio con l’amore. La loro eredità è una chiamata ancora viva».

La mostra, patrocinata dal Comune di Olgiate Olona, resterà aperta fino al 19 ottobre e presto farà tappa anche a Vigevano, Bellagio e Pavia

Quando la storia diventa esempio

Gli Alpini di Olgiate hanno realizzato molto più di una mostra: hanno dato forma a un messaggio. Tra le immagini, le parole e le reliquie, il visitatore percepisce una verità semplice e potente: la fede non è fuga dal mondo, ma lotta per l’uomo.

Don Carlo Gnocchi e Teresio Olivelli restano così — oggi come allora — due stelle nella notte della storia, capaci di ricordarci che anche nei tempi più bui c’è sempre una luce da seguire. 

Laura Vignati

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