Elena Martelli, da Busto Arsizio, si può raggiungere al telefono incastrando la chiacchierata tra i suoi tanti impegni. Quelli lavorativi, con Nuovi Orizzonti Music, la "divisione musicale" della Comunità fondata da Chiara Amirante, attiva nel contrasto al disagio sociale, riconosciuta dal Pontificio Consiglio per i laici, e quelli familiari. Con il marito, Marco, e i cinque figli, vive a Frosinone, anche se porta la sua musica, e i messaggi in essa contenuti, in lungo e in largo. «Uno dei miei figli, il maggiore, si sta esercitando alla batteria» sorride durante la conversazione, a giustificare qualche rumore di sottofondo e descrivere una passione per la musica che coinvolge l’intera famiglia. Elena ha partecipato, vincendo, alla prima edizione dei Catholic Music Awards, manifestazione di respiro mondiale andata in scena all’Auditorium della Conciliazione, Roma. Ha prevalso nella categoria “Miglior canzone per l’evangelizzazione” con “Vivi per qualcosa di grande” (link al video in fondo): musica di Marco, testo e interpretazione della stessa Elena.
Al di là dei credit, è andata alla grande…
Sì, è stata una serata straordinaria. Per la vittoria ma anche per il respiro internazionale dell’evento: 68 giurati, premi in quattro lingue, partecipanti da tutto il mondo… Soprattutto, si è instaurato un clima di comunione. C’erano persone incrociate mille volte e altre che non avevamo mai visto, accomunate dalla musica, da valori, dalla fede. A stretto giro, è arrivata l’esibizione sul palco del Giubileo Giovani, davanti al Papa e a centinaia di migliaia di ragazzi. E' stata una gioia.
Come sono nati i Catholic Music Awards? Sono una novità, giusto?
In effetti questa è stata la prima edizione. Si parte da un dato di fatto: in giro c’è molta musica di ispirazione cristiana e cattolica che non riceve la giusta attenzione. Mentre la musica evangelica, per esempio, gode di una notevole considerazione. I Catholic Music Awards accendono i riflettori e gli amplificatori anche per la musica cattolica. Impulsi importanti sono arrivati dal cardinale Óscar Rodríguez Maradiaga e dalla Fondazione Ramon Pané.
Note da sentire in chiesa?
Non solo, i generi sono disparati. L’idea è fare buona musica, in generale. Chi la ascolta può apprezzare, ad esempio, un pezzo pop, ben scritto e ben eseguito. Ci si può fermare lì, al sottofondo, canticchiando. Oppure si può andare un po’ oltre, fare attenzione al testo. A quel punto l'ascoltatore si accorge che i contenuti non sono frivoli: ci sono valori, c’è fede, c’è Gesù, l’incontro con Lui. In alcuni casi i brani sono espliciti, in altri meno. Ce ne sono di assimilabili alla preghiera, di introspettivi, di dialogo.
La partecipazione ai Catholic Music Awards non è stata casuale, l’evangelizzazione, la diffusione del messaggio è una parte importante delle tue attività, giusto?
Sì. In Nuovi Orizzonti sono impegnata nell’area musica, animazione e spettacolo. Vi fanno riferimento tante realtà, gruppi che prestano servizio in Italia e all’estero, negli ambiti più disparati. Le carceri, per esempio, la missione di strada. Non ci si pensa molto ma perfino le spiagge, in piena estate, sono un luogo in cui portare contenuti di spessore a persone che non li immaginano neanche. In Nuovi Orizzonti Music c'è una vera e propria equipe che cura la qualità di eventi, spettacoli, produzioni... Serve competenza un po' per tutto. Un esempio fra i tanti possibili: lo streaming di Chiara Amirante, SpiritTherapy, ha un grande seguito. Nel periodo Covid l'interesse è cresciuto ulteriormente e oggi è tradotto in otto lingue.
La musica è una parte fondamentale della tua vita, è evidente. Lo è sempre stata?
Sì, con un’accelerata verso i 16 anni. Cori vari: parrocchia (a San Michele, Ndr), gospel.. Anche pianobar... All’università ho studiato musicologia in Statale, a Milano.
I figli tuoi e di Marco seguono le vostre orme?
Diciamo che sono nati, e stanno crescendo, fra le note. Il maggiore inizia in questi giorni un liceo musicale, la seconda studia danza e violino. Decideranno loro, col tempo, se fare qualcosa di simile a quello che fanno i loro genitori. L’importante è che abbiano ben presente un concetto: ciò che è bello costa fatica, la musica non fa eccezione.
A chi consigli di ascoltare "Vivi per qualcosa di grande"?
A chiunque. Nel testo c'è la parola "capolavoro". Non a caso, è un riferimento a un messaggio lanciato da Giovanni Paolo II: «Prendete in mano la vostra vita e fatene un capolavoro». Vale per tutti.