I numeri parlano chiaro: l’artigianato italiano è al collasso. Quello lombardo quasi in caduta libera.
In dieci anni, in Italia, sono andate perdute circa 400.000 imprese artigiane. In Lombardia il saldo negativo tocca quota 74.000 unità (-22,6%), in provincia di Varese si registra un -5,3% di imprenditori artigiani dal 2023 al 2024 (da 23.351 a 22.122) secondo l'ufficio studi della CGIA sui dati Inps: un’emorragia che non è più un segnale d’allarme, ma un grido disperato.
Vogliamo andare avanti con dati sconfortanti? Secondo la CNA (Confederazione Nazionale Artigianato) nel primo semestre del 2025 la cassa integrazione è aumentata del 42% rispetto allo stesso periodo del 2024. E poi, ancora: più di un'impresa lombarda su cinque (23%) si trova in una zona di rischio elevato, con rischio insolvenza soprattutto nei confronti di fornitori e banche. E proprio Varese (29%) è tra le prime tre province più colpite con Como e Pavia.
Le ragioni di questa crisi le conosciamo tutti: eccessivo peso fiscale sulle imprese, burocrazia sempre più soffocante, difficoltà e trasmettere il mestiere alle nuove generazioni, costo del lavoro difficile da sostenere, soprattutto in mancanza di agevolazioni per assumere giovani ai quali insegnare la professione, spese energetiche in crescita continua, accesso al credito pieno di ostacoli, ecc...
Non si tratta solo di imprese, dietro ogni artigiano ci sono lavoratori, figli, famiglie. Realtà che stanno pagando un doppio prezzo: quello della crisi economica e quello dell’indifferenza politica.
Siamo al punto di non ritorno: l’artigianato rischia di collassare definitivamente. E quindi avremo un futuro senza idraulici, elettricisti, orafi, muratori, imbianchini, tornitori, fresatori? E l’elenco potrebbe continuare.
Oppure ci affideremo all’Intelligenza Artificiale anche per riparare una serranda, per fare un impianto elettrico o per tinteggiare i nostri appartamenti? Pura utopia.