Sgombero del Leoncavallo, il Comitato Antifascista di Busto Arsizio condanna l'azione. Annuncia, inoltre, che aderirà alla manifestazione annunciata per il 6 settembre, alla quale gli organizzatori intendono conferire caratura nazionale.
«Care compagne e cari compagni del Leoncavallo - scrive il Comitato - Con grandissimo rammarico martedì 21 agosto in mattinata abbiamo appreso la notizia dell’assurdo sgombero del centro Sociale Leoncavallo. La modalità stessa in cui l'autorità è intervenuta ci indigna».
Questo perché «compiuta nel bel mezzo dell'estate, come a voler colpire in un momento di bassa attenzione, rendendo evidentemente difficile una resistenza concreta reale e una risposta pronta. Siamo perciò pienamente convinti, come sostenuto da tanti e tante di coloro che hanno frequentato questo spazio e lo hanno conosciuto, che l’azione di sgombero non abbia alcuna relazione con l’eventuale ripristino della legalità, bensì sia una vera e propria dimostrazione di forza della destra». E difende «chi ha per anni manifestato di volere costruire un differente modello culturale e sociale rispetto a quello dominante, caratterizzato da forte autonomia e condivisione, fornendo, a cittadine e cittadini di Milano e non solo, un’opportunità di aggregazione e di formazione culturale e politica di grande livello e fuori dalle logiche di mercato».
«Indubbiamente a Meloni ed al suo governo preme mostrare l’assetto autoritario e muscolare nella gestione della vita sociale e politica italiana in generale ed alla destra, in particolare, rimarcare la rivalsa, come detto più volte, su quella “egemonia culturale della sinistra” che è per la destra una vera ossessione - afferma sempre il Comitato - Non staremo discutere dell’assurdità di tale espressione, basti pensare alla miseria delle esperienze sociali e delle “proposte culturali” della destra e, ad esempio, alle risposte proprio sull'ipotesi di sgombero di CasaPound o alle scelte sconsiderate che nell'ambito di sua competenza sta operando il ministro Giuli. Nemmeno rimarcheremo che Piantedosi e Meloni rivendichino questo sgombero come ripristino della legalità, dato che il diverso atteggiamento manifestato proprio nei confronti di Casapound indica una plateale contraddizione».
E ancora Il Comitato scrive: «Se sono chiare la responsabilità del governo, rese evidenti dalle ripetute e tronfie loro dichiarazioni, riteniamo che ci siano anche responsabilità da parte dell’amministrazione cittadina milanese, che pur sapendo della situazione che da tempo si protraeva e del rischio di sgombero, non ha saputo fornire una soluzione alternativa. Di fatto si è così resa corresponsabile di un gravissimo processo, ovvero la marginalizzazione e la cancellazione progressiva di quegli spazi di aggregazione e di produzione di cultura non pienamente allineati alla dominante ideologia liberale e di mercato, che ci è violentemente proposta come l’unica possibile. Corresponsabili per inerzia o chiara volontà? Siamo dell’idea che purtroppo l’attuale amministrazione comunale di fatto sia pienamente allineata all’idea dominante del liberismo e del mercato e molto poco attenta al sociale. Una vicenda triste, questa dello sgombero, che ricalca e riflette i processi economici e sociali ben evidenti a Milano ed altrove dove la speculazione edilizia ha trasformato intere zone della città in quartieri di lusso da cui vengono allontanati lavoratori, giovani, anziani ed immigrati con pensioni e salari poco adeguati. Anche socialità e cultura seguono drammaticamente questo processo».
Infine: «Con lo sgombero del Leoncavallo perdiamo un prezioso spazio di aggregazione e di produzione di cultura alternativa, non allineata, uno spazio non allineato alle regole del mercato, un luogo accessibile a chi non vuole spesso non può permettersi anche semplicemente altre modalità di svago, dato il costo che comportano. Perdiamo uno spazio sociale pubblico ed autogestito in una città che è preda della speculazione e dell’annientamento degli spazi pubblici. Care compagne e compagni del Leoncavallo, abbiamo sempre guardato con ammirazione all’impegno che avete messo per anni nella gestione del centro sociale e consideriamo quanto accaduto un duro colpo anche per noi. Per questo il Comitato Antifascista di Busto Arsizio aderisce alla manifestazione indetta per il prossimo 6 settembre, per una città inclusiva e non escludente, attenta al sociale e non solo al profitto, dove si crea e si pratica altro mondo possibile».