Una vita che attraversa un secolo, un sorriso che non si è mai spento. Oggi, 20 agosto 2025, Busto si è stretta in un caloroso abbraccio per celebrare un traguardo straordinario: i 100 anni di Irene Tovaglieri. Una grande festa, tenutasi all'oratorio del Redentore, ha visto la partecipazione di un centinaio tra familiari, amici e autorità, tutti riuniti per omaggiare una donna che è memoria storica e simbolo di resilienza per l'intera comunità.
Alla celebrazione non sono volute mancare le istituzioni cittadine, con la presenza del sindaco Emanuele Antonelli e degli assessori Alessandro Albani e Mario Cislaghi, che hanno portato gli auguri della città.
La storia di Irene, raccontata in un toccante cartello preparato per l'occasione, è un viaggio nel tempo. Nata il 20 agosto 1925 in una Busto ancora contadina, da padre Carlo Battista e madre Luigia Magnani, entrambi operai tessili, Irene è cresciuta in via Salvator Rosa tra «campi, robinie e una vita semplice ma intensa». I suoi ricordi vanno alla scuola con il grembiule nero, al divieto di parlare in dialetto, ai tempi del coprifuoco e al lavoro iniziato a soli 14 anni nelle manifatture Gallazzi.
La sua vita è stata un intreccio di amore, sacrificio e gioia. Il matrimonio il 13 settembre 1952 con il suo Ercole Radice, soprannominato «Ercolino», il viaggio di nozze a Venezia e la costruzione della casa in via Rossini. Poi la prova più grande: la nascita del primo figlio, colpito da una grave emorragia cerebrale. Irene lo ha accudito con amore incondizionato per 13 anni, un'esperienza che le è valsa il riconoscimento di «Mamma dell'anno» nel 1967. «È stata la prova più grande della mia vita», si legge nelle sue parole. In seguito, la famiglia si è allargata con l'arrivo di Massimo e Marco, e poi dei nipoti Roberto e Giulia.
La sua dedizione al prossimo è continuata nel lavoro come inserviente presso il centro spastici Aias di Busto, ma la sua curiosità l'ha portata a esplorare il mondo insieme al marito: l'Irlanda, la Francia, la Juguslavia, il Portogallo, e persino un indimenticabile viaggio in America, reso possibile da una vincita alla Coop.
Anche la passione sportiva ha colorato la sua lunga vita, soprattutto il nero e azzurro, quelli della sua amata Inter. Irene ha frequentato tantissime volte San Siro ed è socia onoraria dell'Inter Club di Busto. Per il suo compleanno, il club le ha fatto una sorpresa speciale: i videomessaggi di auguri dei giocatori Frattesi, De Vrij, Josep Martínez e Carlos Augusto. Ma il regalo più prezioso è arrivato dal capitano Lautaro Martínez: un gagliardetto con firma e una dedica personale. A rappresentare l'Inter Club alla festa c'erano Fabio Lombardini e Donatella Sirugo, per un tocco di gioia nerazzurra in una giornata già memorabile.
Oggi Irene ha bisogno di assistenza quotidiana, ma non ha perso la voglia di sorridere e di guardare al mondo con gratitudine. «Ho vissuto il passaggio da una Busto contadina a una città moderna», scrive. «Eppure, ho imparato che ogni epoca ha la sua bellezza».
Qual è il segreto della sua longevità? «Forse la genetica. Forse la mia curiosità. Forse il mio carattere socievole», riflette Irene, prima di svelare un pensiero più intimo, legato alla cura di un'amica e al ricordo del figlio: un dare e ricevere amore che, forse, l'ha tenuta legata alla vita con una forza speciale.
A chiusura della sua storia, Irene lascia un messaggio universale: «La vita non è sempre facile, ma ogni giorno porta con sé la possibilità di trovare un frammento di felicità. Non smettete mai di cercarla. Vi auguro di vivere una vita piena, autentica, vostra. E che ogni giorno possiate guardarvi indietro con gratitudine, come faccio io ora».
Un augurio che oggi Busto Arsizio ricambia con affetto, celebrando non solo un secolo di vita, ma un secolo di cuore, coraggio e sorrisi. Buon compleanno, Irene.