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Storie | 19 ottobre 2025, 14:15

LA STORIA. Fabrizio Gualdoni, una creatività senza confini: tra tatuaggi e la “missione” di «salvare i Lego abbandonati»

L'appello del tatuatore di Magnago che recupera i mattoncini dalle soffitte e costruisce mondi in miniatura. «Permettono di esprimersi in modo incredibile, creando mondi in cui perdersi. Non c'è un vero limite a quello che puoi fare, l'unico limite è la tua fantasia e per questo credo sia uno dei giochi più belli di sempre»

Di giorno disegna sulla pelle, armato di ago e inchiostro. Ma quando chiude il suo studio di tatuaggi a Castano Primo, la sua arte prende un'altra forma, fatta di mattoncini colorati e creatività senza limiti. Lui è Fabrizio Gualdoni, 36 anni che abita a Magnago da qualche anno, e la sua passione per i Lego è così grande da averlo spinto a lanciare una vera e propria missione di salvataggio.
L'iniziativa, battezzata "Operazione Salva i Lego abbandonati", è partita con un simpatico post sui social: «Se avete uno scatolone di Lego che prende polvere… li adotto io! Vengo a recuperarli personalmente, anche se sono pezzi sfusi o misti». L'obiettivo è semplice: dare una seconda possibilità a quei mattoncini che hanno smesso di essere un gioco e sono diventati un ingombro.

L'idea è nata proprio tra le pareti del suo studio, parlando proprio del suo amore per i mattoncini colorati dell'azienda danese. «Alcuni clienti, parlando del più e del meno, mi hanno confessato di avere vecchi Lego in casa e, invece di buttarli, hanno preferito darli a me», spiega Fabrizio. «Da lì è scattata la scintilla: perché non chiederlo apertamente?». E la risposta del territorio è stata sorprendente, trasformando la sua "caccia al tesoro" in un successo.

Ogni scatola recuperata è un nuovo mondo di possibilità. Fabrizio, che gioca con i Lego da quando aveva sei anni, ha trasformato la sua taverna in un meticoloso laboratorio. «Quando arrivano i pezzi, li suddivido per colore e tipologia, li lavo e li inscatolo. È un lavoro lungo, ma necessario per avere tutto a disposizione». Un lavoro in cui viene aiutato anche dalla sua piccola assistente, la figlia Cloe di 3 anni. «Per lei è un gioco, mi aiuta a dividere i pezzi per colore e sta iniziando a costruire anche lei».

Questo immenso archivio di mattoncini, che per ora si attesta sui 50 chili, è la materia prima per le sue opere. La più imponente, fino ad ora, è un diorama a tema fantasy lungo oltre due metri e mezzo, ispirato all'universo di Dungeons & Dragons. «Ci ho messo circa 180 ore», confessa, «ma è pieno di dettagli: un castello, villaggi, personaggi. Adesso sto lavorando a un nuovo progetto a tema orientale».
La sua abilità non si limita a seguire le istruzioni. Fabrizio crea d'istinto, partendo da un'idea e modellandola pezzo dopo pezzo. «Spesso parto da fotografie reali per ispirarmi, e poi cerco di capire quale pezzo Lego possa replicare un arco, un tetto o una balconata. A volte mi ritrovo a usare la testa rossa di una minifigure come lanterna. È questo il bello: la versatilità».
Una creatività che non conosce confini, spingendolo anche a inventare e realizzare giochi da tavolo nel tempo libero. Ma sono i Lego il suo primo amore. «Permettono di esprimersi in modo incredibile, creando mondi in cui perdersi. Non c'è un vero limite a quello che puoi fare, l'unico limite è la tua fantasia e per questo credo sia uno dei giochi più belli di sempre».

E mentre continua a salvare mattoncini dalla polvere, Fabrizio coltiva un sogno: «Sarebbe fantastico poter un giorno vedere un set ufficiale della Lego basato su una mia creazione». Un desiderio che alimenta una passione contagiosa, capace di dimostrare che, a volte, per costruire il futuro, oltre a un po' di fantasia e di doti artistiche, basta semplicemente recuperare i giochi del passato.

Giovanni Ferrario

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