Partire in bicicletta da Busto Arsizio per arrivare a Roma non è un’impresa da tutti. Richiede allenamento, forza di volontà, sveglie all’alba e muscoli che bruciano. Ma per i 38 ragazzi tra i 16 e i 23 anni che hanno deciso di affrontare il cammino verso il Giubileo dei giovani su due ruote, tutto questo non è stato un peso. Anzi, ogni goccia di sudore si è trasformata in un tassello di qualcosa di più grande: un’esperienza che li ha cambiati, li ha resi gruppo, li ha resi amici, li ha resi adulti.
Insieme, senza mai un passo indietro
Anna Piran, una delle protagoniste del viaggio, lo racconta con gli occhi lucidi: «Eravamo tanto uniti, mai una tensione, sempre un clima sereno, armonioso». Niente litigi, nessun malumore, solo la forza di pedalare insieme verso una meta che sembrava lontanissima. «Quando abbiamo visto la cupola di San Pietro ci siamo messi a piangere. Nessuno credeva in noi, ma noi c’eravamo. Chi non ha vissuto questa esperienza ha perso qualcosa».
Tappe che diventano memoria
Dieci tappe, 830 chilometri, una media di 80 al giorno, con la più lunga che ne contava 97. La prima tappa li ha portati dolcemente a scaldare i muscoli. Poi il vento contro verso Fidenza, le salite appenniniche tra Modena e Vergato, le sfide vere, quelle dove si stringono i denti ma anche i legami. A Montecatini la salita li ha messi alla prova, ma poi la ricompensa: il mare di Follonica, il tramonto a Orbetello, le risate durante la cena al Decameron, la notte passata tutti insieme ad Albinia. A Civitavecchia, con mezzi limitati, i cuochi si sono reinventati. Sempre pronti, sempre uniti.
Una giornata fatta di ritmo e fiducia
Sveglia alle 5.30, poi le lodi, partenza alle 7.30. Arrivo tra le 12 e le 13, pranzo nelle gavette, panni da lavare, pomeriggi liberi o al servizio della cucina. Poi la messa, la compieta e a letto per le 22.30. Una routine che ha scandito le giornate, ma che ha creato ritmo, fiducia, disciplina. Nessuno si è tirato indietro, tutti hanno fatto la loro parte.
Roma, l’arrivo, la commozione
Poi Roma. L’abbraccio con gli altri ragazzi di Busto, in tutto 180, il gruppo più numeroso della diocesi. La catechesi, la visita della città, la professione di fede in San Pietro tra canti, cori, volti di tutto il mondo. «Era come essere in una bolla, al riparo dalle tensioni del mondo», racconta ancora Anna. E poi la veglia con il Papa a Tor Vergata, da vicino, emozione pura, raccoglimento vero, silenzio e preghiera.
Un’esperienza che continua a pedalare dentro
Ad accompagnarli don Gabriele Bof e don Paolo Boldrini, instancabili come loro. Hanno creduto in quei 38 ragazzi e li hanno guidati, tappa dopo tappa. «Rifarei tutto – dice Anna – anzi, sto pensando al Cammino di Santiago, magari di nuovo in bici». Perché quando scopri la forza del gruppo, la bellezza del viaggio e la potenza della fede, la fatica smette di fare paura. E allora sì, il sudore è davvero valsa la pena.