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Gallarate | 03 agosto 2025, 12:05

Gallarate, “murales” pro Palestina e insulti a Israele. L’ira del sindaco

I simboli sono comparsi su un muro vicino all'istituto superiore Gadda Rosselli. Il sindaco: «Dietro l’apparente attivismo politico si cela una moda ideologica. Una cultura incoerente, superficiale e selettivamente indignata. Prendo le distanze»

Gallarate, “murales” pro Palestina e insulti a Israele. L’ira del sindaco

Nuove scritte sui muri davanti all’istituto superiore Gadda-Rosselli di Gallarate, dove vennero rimossi i tra le polemiche i disegni degli studenti. Si tratta di una bandiera palestinese e dell'espressione  «Israele boia», accompagnata da una croce celtica.
Lo denuncia in un  video diffuso questa mattina sui social il sindaco Andrea Cassani, recatosi sul posto.

Il primo cittadino non ha usato mezzi termini: «Siamo a Gallarate, davanti all’istituto Gadda Rosselli, dove nelle ultime ore sono comparse queste scritte e questa bandiera, probabilmente opera di qualche giovane di estrema sinistra anarchico che, dopo aver abbracciato cause come il clima e il Pride, è diventato un nuovo paladino della causa palestinese».

Secondo il sindaco, dietro l’apparente attivismo politico si cela una moda ideologica priva di reale consapevolezza: «A me sembra, più che un sincero interesse per la crisi umanitaria palestinese, l'ennesima moda ideologica utile a colmare un vuoto di coscienza».

Cassani ha sottolineato le contraddizioni presenti nel murale: «Il murales non si limita alla bandiera palestinese: accanto alla scritta "Israele boia" campeggia una croce celtica, simbolo ovviamente neofascista. Siamo di fronte a un paradosso in cui l'antifascismo convive con simboli nazisti, mentre si ignora che Hamas impone la Sharia e perseguita donne e omosessuali».

Nel suo messaggio, il sindaco evidenzia quello che considera un grave scollamento tra gli ideali sbandierati e la realtà dei fatti: «Gli stessi che scrivono "Gallarate è antifascista" sembrano ignorare o forse accettare l’alleanza storica tra Hitler e Mussolini, dimenticando il peso dell’antisemitismo europeo. È lo stesso paradosso che si ripete ogni anno al Pride: si celebra l’amore libero, ma si sostiene chi punisce l’omosessualità con la morte; si condanna il patriarcato occidentale, ma si tace sul trattamento delle donne nei regimi islamici».

E conclude con un duro giudizio: «Non mi sorprenderei se al prossimo 25 Aprile o in altri cortei spuntassero insieme bandiere palestinesi, arcobaleni e magari anche qualche svastica, tutte unite da un antisionismo che sfocia nell’antisemitismo. Cari amici, questa è una cultura fatta di slogan, non di pensiero critico. Una cultura social incoerente, superficiale e selettivamente indignata. Ed è per questo che ne prendo le distanze».

Alice Mometti

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